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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 618/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento. L’imputato aveva contestato la sentenza per la presunta mancata verifica di cause di proscioglimento. La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso avverso una sentenza di patteggiamento sono tassativamente limitati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., e non includono tale doglianza. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto con condanna alle spese.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: i Rigidi Confini dell’Impugnazione

L’istituto del patteggiamento rappresenta una delle vie principali per la definizione alternativa del processo penale, ma quali sono i limiti per contestare la sentenza che ne deriva? Con la recente ordinanza n. 618/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione sui motivi che rendono un ricorso patteggiamento inammissibile, ribadendo la natura tassativa delle censure ammesse.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una sentenza di patteggiamento emessa dal G.i.p. del Tribunale di Brescia, ha presentato ricorso per cassazione. Il ricorrente lamentava, in sostanza, un vizio di violazione di legge e di motivazione, sostenendo che il giudice di primo grado non avesse adeguatamente verificato la possibile sussistenza di cause di proscioglimento, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale, prima di ratificare l’accordo sulla pena.

I Limiti al Ricorso Patteggiamento: La Decisione della Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente inammissibile, decidendo con la procedura semplificata de plano, ovvero senza udienza. La Corte ha affermato un principio consolidato: i motivi di ricorso contro una sentenza di patteggiamento sono strettamente circoscritti dalla legge, in particolare dall’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

La Tassatività dei Motivi di Ricorso

La norma citata elenca in modo preciso e inderogabile le sole ipotesi in cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento. Tra queste non rientra la doglianza relativa alla mancata valutazione delle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. Tale motivo di censura è, pertanto, escluso dal perimetro di controllo della Corte di Cassazione in questo specifico contesto procedurale.

Le Motivazioni della Corte

La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa della volontà del legislatore. L’introduzione del comma 2-bis all’art. 448 c.p.p. ha avuto lo scopo di deflazionare il carico della Corte di Cassazione, limitando le impugnazioni a vizi specifici e di particolare gravità (come l’errata qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena). Consentire un ricorso per motivi diversi da quelli espressamente elencati significherebbe vanificare la ratio della norma. La Corte ha richiamato un proprio precedente (Sentenza n. 1032 del 2019) per sottolineare come il vizio dedotto dal ricorrente non sia consentito in relazione alla tipologia di sentenza impugnata. La scelta del patteggiamento implica una parziale rinuncia al diritto di contestare l’accertamento di responsabilità, a fronte del beneficio di una riduzione della pena.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che la via del ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento è estremamente stretta. Chi opta per questo rito deve essere consapevole che le possibilità di impugnazione sono limitate a questioni tecniche ben definite. Tentare di introdurre censure relative al merito della valutazione del giudice, come la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p., conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Oltre al rigetto del ricorso, tale esito comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come nel caso di specie, dove al ricorrente è stata inflitta una multa di 3.000 euro da versare alla Cassa delle ammende.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per mancata verifica delle cause di proscioglimento?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., questo motivo non rientra tra quelli tassativamente previsti per l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata a tremila euro.

Cosa significa che un ricorso viene deciso ‘de plano’?
Significa che la Corte decide sulla base degli atti scritti, senza la necessità di un’udienza pubblica, attraverso una procedura semplificata e accelerata, tipica dei casi di manifesta inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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