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Ricorso patteggiamento: limiti dopo la Riforma Orlando

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento. Il motivo, basato su un presunto vizio di motivazione riguardo all’art. 129 c.p.p., non rientra tra i casi tassativi previsti dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., introdotti dalla Riforma Orlando. La decisione conferma la stretta limitazione dei motivi di impugnazione per questo rito speciale.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Inammissibile l’Appello per Vizio di Motivazione

Il ricorso patteggiamento rappresenta un’area del diritto processuale penale di grande interesse, soprattutto dopo le modifiche introdotte dalla Riforma Orlando. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo inequivocabile i limiti stringenti per impugnare una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti. La Suprema Corte ha ribadito che un vizio di motivazione relativo alla mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. non costituisce un motivo valido per l’appello. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dal Patteggiamento alla Cassazione

Due persone, accusate del reato di rapina, avevano concordato con il pubblico ministero una pena di due anni di reclusione e 400 euro di multa, tramite il rito del patteggiamento. Il Tribunale di Roma, verificata la correttezza dell’accordo e la qualificazione del reato, applicava la pena concordata. Tuttavia, il difensore comune degli imputati decideva di presentare ricorso per cassazione avverso tale sentenza.

L’Impugnazione e il Motivo del Ricorso Patteggiamento

Il difensore ha basato l’intero ricorso patteggiamento su un unico motivo: la mancanza e la manifesta illogicità della motivazione della sentenza. Secondo la difesa, il Tribunale avrebbe affermato in modo generico e superficiale l’insussistenza dei presupposti per un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale. In pratica, si contestava al giudice di merito di non aver adeguatamente vagliato la possibilità di assolvere gli imputati, limitandosi a un richiamo formale agli atti del fascicolo del pubblico ministero senza una reale valutazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e basata sulla normativa vigente. Il punto centrale della decisione risiede nell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla cosiddetta Riforma Orlando (legge n. 103/2017). Questa norma ha drasticamente limitato le ragioni per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento.

Secondo la legge, il ricorso è ammesso esclusivamente per i seguenti motivi:

1. Vizi nella espressione della volontà dell’imputato: se il consenso al patteggiamento non è stato espresso liberamente e consapevolmente.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza: se il giudice ha emesso una decisione che non corrisponde all’accordo tra le parti.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto: se il reato è stato classificato in modo errato.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata: se la sanzione è contraria alla legge.

La Corte ha sottolineato che il motivo addotto dai ricorrenti – ovvero il vizio di motivazione sulla valutazione delle prove per un eventuale proscioglimento ex art. 129 c.p.p. – non rientra in nessuna di queste quattro categorie tassative. Pertanto, il ricorso è stato giudicato al di fuori dei confini tracciati dal legislatore e, di conseguenza, inammissibile. Essendo un ricorso proposto dopo l’entrata in vigore della riforma, la Corte ha proceduto con rito semplificato de plano.

Le Conclusioni: Stretta sui Ricorsi e Sanzioni Economiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato: la Riforma Orlando ha voluto dare stabilità e definitività alle sentenze di patteggiamento, evitando ricorsi basati su motivi generici o pretestuosi. La contestazione sulla motivazione, un tempo terreno fertile per le impugnazioni, è stata esplicitamente esclusa dal novero dei motivi validi.

Le conseguenze pratiche sono rilevanti. Chi intende impugnare un patteggiamento deve attenersi scrupolosamente ai motivi elencati dall’art. 448, comma 2-bis. Proporre un ricorso per ragioni diverse espone non solo a una dichiarazione di inammissibilità, ma anche a sanzioni economiche. In questo caso, infatti, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro ciascuno a favore della cassa delle ammende, data la colpa evidente nel determinare la causa di inammissibilità.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per un vizio di motivazione?
No. Secondo l’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., il vizio di motivazione, anche se manifestamente illogico, non rientra tra i motivi tassativi per cui è ammesso il ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento.

Quali sono gli unici motivi per cui si può fare ricorso in Cassazione contro un patteggiamento?
Il ricorso è ammesso solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se si propone un ricorso per patteggiamento per motivi non consentiti dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e, se viene ravvisata una colpa, anche al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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