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Ricorso patteggiamento: limiti di impugnazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento con cui un imputato contestava la sentenza per omessa motivazione sulle cause di proscioglimento. La Corte ha ribadito che, dopo la riforma del 2017, l’impugnazione è limitata a specifici vizi di legge e non può riguardare una presunta carenza motivazionale, a meno che non emerga con evidenza una causa di non punibilità dalla stessa sentenza.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Impugnazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini molto stretti entro cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento. Questa decisione è fondamentale per comprendere quando e come si può contestare una sentenza emessa a seguito di un accordo sulla pena. La questione centrale riguarda la possibilità di lamentare una motivazione carente del giudice sulla sussistenza di cause di assoluzione.

I Fatti del Caso

Un imputato, dopo aver concordato una pena ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale (il cosiddetto ‘patteggiamento’), ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. Il motivo principale dell’impugnazione era, a suo dire, l’omessa o insufficiente motivazione da parte del Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) riguardo alla possibile esistenza di cause di proscioglimento. In pratica, il ricorrente sosteneva che il giudice avrebbe dovuto spiegare più approfonditamente perché non sussistevano le condizioni per un’assoluzione immediata, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale, prima di ratificare l’accordo sulla pena.

La Decisione della Corte e il Ricorso Patteggiamento

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile. Questa pronuncia significa che i giudici non hanno nemmeno analizzato nel merito le argomentazioni del ricorrente, in quanto l’impugnazione stessa era viziata in origine e non rispettava i requisiti di legge. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a causa della sua colpa nell’aver promosso un ricorso privo di fondamento giuridico.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla legge n. 103 del 2017. La Corte ha spiegato che questa norma ha deliberatamente ristretto i motivi per cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento. L’impugnazione è consentita solo per un elenco tassativo di violazioni di legge, e tra queste non figura la presunta mancata verifica dell’insussistenza di cause di proscioglimento. Lamentare una motivazione insufficiente su questo punto equivale a contestare il merito della valutazione del giudice, un’operazione preclusa in sede di legittimità per le sentenze di patteggiamento.

La Cassazione ha inoltre richiamato un suo consolidato orientamento, secondo cui il controllo di legittimità su una sentenza di patteggiamento, sotto il profilo del vizio di motivazione, è ammesso solo in un caso eccezionale: quando dal testo stesso della sentenza impugnata emerga in modo palese ed evidente la sussistenza di una causa di non punibilità. Nel caso di specie, il ricorrente non aveva nemmeno dedotto una simile evenienza, rendendo il suo ricorso ancora più debole.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale: la scelta del patteggiamento è una decisione processuale con conseguenze quasi definitive. Una volta che l’imputato accetta di patteggiare, rinuncia in larga parte al suo diritto di impugnazione. Il ricorso patteggiamento è un rimedio eccezionale, esperibile solo per vizi specifici e gravi (come un errore nel calcolo della pena o l’applicazione di una sanzione illegale), ma non per mettere in discussione l’analisi del giudice sulla colpevolezza o sulla presenza di cause di assoluzione. Questa pronuncia serve da monito: le impugnazioni contro le sentenze di patteggiamento devono basarsi su motivi solidi e previsti dalla legge, altrimenti il rischio è non solo il rigetto, ma anche una condanna a ulteriori spese.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per mancata motivazione sulle cause di assoluzione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., questo motivo non rientra tra quelli tassativamente ammessi per l’impugnazione, in quanto attiene al merito della valutazione del giudice e non costituisce una violazione di legge.

In quali casi è ammesso un ricorso contro una sentenza di patteggiamento per vizio di motivazione?
Il ricorso per vizio di motivazione è ammesso solo nell’ipotesi eccezionale in cui dal testo stesso della sentenza impugnata appaia evidente la sussistenza di una causa di non punibilità (ex art. 129 c.p.p.).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso contro un patteggiamento?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, qualora si ravvisino profili di colpa, al versamento di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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