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Ricorso patteggiamento inammissibile: limiti Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso patteggiamento inammissibile, ribadendo che, a seguito della riforma del 2017, l’impugnazione di una sentenza di applicazione della pena è consentita solo per vizi specifici e non per contestare la mancata assoluzione. L’ordinanza chiarisce i motivi tassativi di ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui limiti dell’impugnazione delle sentenze di patteggiamento. La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso patteggiamento inammissibile, chiarendo in modo definitivo quali sono gli argomenti che possono essere portati alla sua attenzione dopo un accordo sulla pena. Questa decisione ribadisce l’impatto della cosiddetta ‘Riforma Orlando’ del 2017, che ha drasticamente ridotto i motivi di ricorso, al fine di deflazionare il carico giudiziario e dare stabilità agli accordi processuali.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (comunemente nota come patteggiamento) emessa dal Tribunale di Bologna, ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. Il motivo centrale della sua doglianza non era un vizio formale dell’accordo, ma una questione di merito: sosteneva che il giudice di primo grado avrebbe dovuto pronunciare una sentenza di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, ritenendo che vi fossero le condizioni per una sua totale assoluzione.

La Decisione sul Ricorso Patteggiamento Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il ricorso senza nemmeno entrare nel merito della questione, dichiarandolo ‘palesemente inammissibile’. La decisione si fonda su una lettura rigorosa dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla legge n. 103 del 2017. Questa norma ha stabilito un elenco tassativo e invalicabile dei motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, a partire dal 3 agosto 2017, il ricorso per cassazione contro una sentenza emessa ex art. 444 c.p.p. è consentito esclusivamente per i seguenti motivi:

1. Vizi nell’espressione della volontà dell’imputato: problemi relativi al consenso prestato per l’accordo.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza: quando il giudice ha emesso una decisione che non corrisponde a quanto concordato tra le parti.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto: se il reato è stato classificato in modo giuridicamente scorretto.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata: nel caso in cui la sanzione inflitta sia contraria alla legge.

Il Collegio ha sottolineato come la richiesta del ricorrente, focalizzata sulla mancata assoluzione e quindi su una valutazione della responsabilità e delle prove, non rientri in nessuna di queste categorie. Di conseguenza, il motivo addotto è estraneo all’ambito del sindacato di legittimità consentito per questo tipo di sentenze. L’intento del legislatore, con la riforma, era proprio quello di impedire che il patteggiamento, un rito basato sull’accordo, potesse essere rimesso in discussione su questioni di merito.

Le Conclusioni

In conclusione, dichiarando il ricorso patteggiamento inammissibile, la Corte non solo ha confermato la sentenza impugnata, ma ha anche applicato le sanzioni previste dall’art. 616 c.p.p. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di quattromila euro in favore della cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è una conseguenza diretta della proposizione di un ricorso privo dei presupposti di legge, in assenza di una causa di non colpevolezza. La pronuncia serve da monito: il patteggiamento è una scelta processuale che comporta una rinuncia a contestare l’affermazione di responsabilità nel merito, e i canali per impugnarlo sono estremamente ristretti e ben definiti.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento chiedendo l’assoluzione?
No. L’ordinanza chiarisce che il ricorso per cassazione contro un patteggiamento non può basarsi sulla mancata pronuncia di una sentenza di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p., poiché tale motivo attiene a una valutazione del merito e delle prove, esclusa dai motivi di ricorso tassativamente previsti dalla legge.

Quali sono gli unici motivi per cui si può ricorrere in Cassazione contro un patteggiamento?
I motivi sono limitati a quattro categorie: vizi relativi all’espressione della volontà dell’imputato, difetto di correlazione tra la richiesta delle parti e la sentenza, erronea qualificazione giuridica del fatto, e illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Cosa rischia chi presenta un ricorso inammissibile contro un patteggiamento?
Chi propone un ricorso inammissibile, in assenza di una giustificazione che escluda la colpa, viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende. Nel caso di specie, la sanzione è stata fissata in 4.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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