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Ricorso patteggiamento: i motivi di inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento contro una sentenza per detenzione di armi. Il motivo del ricorso, basato su una presunta carenza di motivazione nel calcolo della pena, non rientra tra quelli, tassativamente previsti dalla legge dopo la riforma del 2017. La Corte ha ribadito che l’impugnazione è consentita solo per vizi specifici, come l’errata qualificazione giuridica o l’illegalità della pena, confermando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: I Limiti e i Motivi di Inammissibilità

L’istituto dell’applicazione della pena su richiesta delle parti, comunemente noto come patteggiamento, rappresenta uno strumento fondamentale per la deflazione del carico giudiziario. Tuttavia, accedere a questo rito speciale comporta una significativa limitazione del diritto di impugnazione. Comprendere i confini del ricorso patteggiamento è cruciale, specialmente dopo le modifiche introdotte dalla Legge n. 103 del 2017. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro promemoria sui motivi tassativi che possono fondare un ricorso, pena l’inammissibilità.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale. L’imputato aveva concordato con la pubblica accusa una pena di due anni di reclusione e seicento euro di multa per i reati di detenzione e porto di arma comune da sparo, oltre che per tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni con minaccia. La sentenza, come di prassi, ratificava l’accordo raggiunto tra le parti.

I Limiti del Ricorso Patteggiamento dopo la Riforma

Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione. La doglianza non riguardava la propria volontà di patteggiare o l’entità della pena concordata, bensì un presunto vizio di motivazione. Secondo la difesa, il giudice di merito non avrebbe spiegato in modo esauriente il calcolo utilizzato per determinare la pena base su cui applicare la riduzione prevista dal rito. Questo motivo di ricorso patteggiamento, tuttavia, si scontra con i rigidi paletti imposti dalla normativa vigente.

La Decisione della Corte di Cassazione: Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure la necessità di formalità di procedura. La Corte ha applicato rigorosamente il disposto dell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla cosiddetta Riforma Orlando del 2017.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha ricordato che la legge limita espressamente i motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento. Questi sono:
1. Vizi nell’espressione della volontà dell’imputato: ad esempio, se il consenso al patteggiamento non è stato libero e consapevole.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza: se il giudice ha emesso una pronuncia che non corrisponde all’accordo tra le parti.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto: se il reato è stato inquadrato in una fattispecie giuridica sbagliata.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata: se la sanzione è contraria alla legge per specie o quantità.

Nel caso di specie, la critica mossa dal ricorrente — relativa alla mancata esplicitazione del calcolo della pena — non rientra in nessuna di queste categorie. La Corte ha sottolineato che il giudice del patteggiamento ha il compito di ratificare l’accordo, verificare che non sussistano cause di proscioglimento immediato (ex art. 129 c.p.p.) e controllare la correttezza della qualificazione giuridica e la congruità della pena. Avendo il giudice di merito adempiuto a tali oneri, e avendo dato conto delle modalità di calcolo della pena finale, non vi era spazio per ulteriori censure sulla motivazione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione riafferma un principio fondamentale: chi sceglie la via del patteggiamento accetta una definizione rapida del processo in cambio di una sostanziale rinuncia all’appello. Le possibilità di impugnazione sono circoscritte a vizi gravi e specifici, volti a garantire la legalità della pena e la libertà del consenso, non a rimettere in discussione aspetti discrezionali come la motivazione sul calcolo della pena base, già oggetto dell’accordo tra le parti. L’ordinanza serve da monito: un ricorso basato su motivi non consentiti dalla legge non solo verrà respinto, ma comporterà anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso in esame.

È possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, non è possibile. Dopo la riforma introdotta con la Legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento è consentito solo per motivi specifici e tassativi, elencati nell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo addotto dal ricorrente, ossia la presunta carenza di motivazione sul calcolo della pena da diminuire per il rito, non rientra tra le ragioni ammesse dalla legge per impugnare una sentenza di patteggiamento.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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