LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso patteggiamento: i motivi di inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso proposto contro una sentenza di patteggiamento per il reato di evasione. La decisione si fonda sui limiti tassativi introdotti dalla Legge n. 103/2017, che circoscrive i motivi di impugnazione delle sentenze di applicazione della pena su richiesta. Il ricorso patteggiamento è stato respinto perché i vizi di motivazione dedotti non rientravano tra le cause ammesse dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: I Limiti all’Impugnazione in Cassazione

L’istituto dell’applicazione della pena su richiesta delle parti, comunemente noto come patteggiamento, rappresenta una delle principali vie di definizione alternativa del processo penale. Tuttavia, la scelta di questo rito comporta significative limitazioni al diritto di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con chiarezza i confini del ricorso patteggiamento, specificando i motivi per cui può essere proposto avverso la sentenza, alla luce delle modifiche introdotte dalla cosiddetta Riforma Orlando (Legge n. 103/2017).

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di un accordo con la pubblica accusa, otteneva dal Tribunale di Imperia una sentenza di patteggiamento per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa decideva di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione. Il motivo principale del ricorso verteva su presunti vizi di motivazione relativi alla mancata applicazione dell’articolo 129 del codice di procedura penale, che prevede il proscioglimento immediato dell’imputato in presenza di evidenti cause di non punibilità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una procedura semplificata (de plano), senza necessità di udienza. La Corte ha basato la sua decisione sulla disciplina specifica che regola l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento, come novellata dalla Legge n. 103 del 2017.

I limiti al ricorso patteggiamento dopo la Riforma Orlando

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta dalla Riforma Orlando, ha ristretto notevolmente i motivi per cui è possibile presentare ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento. La finalità del legislatore è stata quella di deflazionare il carico della Suprema Corte e di dare maggiore stabilità agli accordi processuali. Le censure proposte devono esulare da una valutazione sul merito dei fatti, che si considera accettato con la richiesta di patteggiamento.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha evidenziato che il ricorso patteggiamento è ammesso esclusivamente per i seguenti motivi tassativi:

1. Vizi nella formazione della volontà dell’imputato: ad esempio, se il consenso all’accordo è stato estorto con violenza o minaccia.
2. Erronea qualificazione giuridica del fatto: se il reato contestato è stato inquadrato in una fattispecie errata.
3. Difetto di correlazione tra richiesta e sentenza: se il giudice ha applicato una pena diversa da quella concordata tra le parti.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza: se la sanzione applicata è contraria alla legge (ad esempio, superiore al massimo edittale) o non prevista per quel tipo di reato.

Nel caso di specie, il ricorrente lamentava un vizio di motivazione, una censura che non rientra in nessuna delle categorie sopra elencate. La Corte, richiamando una propria precedente pronuncia (Sez. 2, n. 4727 del 11/01/2018), ha sottolineato come le doglianze proposte esulassero completamente dal perimetro di ammissibilità fissato dalla legge. Di conseguenza, l’impugnazione è stata dichiarata inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato: la scelta del patteggiamento è una decisione processuale che preclude quasi ogni possibilità di rimettere in discussione l’esito del giudizio in sede di legittimità. Il ricorso patteggiamento non può essere utilizzato per sollevare questioni di merito o vizi di motivazione, ma solo per denunciare specifici e gravi errori di diritto previsti espressamente dalla legge. La conseguenza dell’inammissibilità è stata, per il ricorrente, non solo la conferma della sentenza, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a titolo sanzionatorio per aver adito la Corte con un ricorso palesemente infondato.

Per quali motivi è possibile presentare ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
Il ricorso è ammesso, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., solo per motivi relativi all’espressione della volontà dell’imputato, all’erronea qualificazione giuridica del fatto, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la difesa ha dedotto vizi di motivazione relativi all’applicazione dell’art. 129 c.p.p., un motivo che non rientra nell’elenco tassativo previsto dalla legge per l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata determinata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati