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Ricorso patteggiamento: i limiti per l’appello

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento, stabilendo che i motivi di impugnazione sono tassativi. La mancata applicazione di una sanzione sostitutiva, come la detenzione domiciliare, non rientra nel ‘difetto di correlazione’ tra richiesta e sentenza, motivo per cui il ricorso è stato respinto. La Corte ha ribadito che l’appello è consentito solo per le ragioni specifiche elencate nell’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Possibile Impugnare la Sentenza?

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è una procedura che consente di definire rapidamente un processo penale. Tuttavia, una volta che il giudice ha emesso la sentenza, quali sono le possibilità di impugnazione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce sui limiti stringenti del ricorso patteggiamento, chiarendo quali motivi sono ammissibili e quali no.

Il Caso in Esame: Patteggiamento e Richiesta di Sanzione Sostitutiva

Nel caso di specie, un imputato aveva concordato con il Pubblico Ministero una pena di due anni e nove mesi di reclusione e 5.000 euro di multa per reati quali detenzione e porto illegale d’arma e lesioni personali. Nella richiesta, era stato specificato che la pena detentiva dovesse essere sostituita con la detenzione domiciliare.

Il Giudice dell’Udienza Preliminare, pur accogliendo l’accordo sulla quantificazione della pena, non disponeva la sanzione sostitutiva. L’imputato, tramite il suo difensore, presentava quindi ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Correlazione e Violazione Procedurale

Il ricorso patteggiamento si basava su due argomentazioni principali:

1. Mancata Corrispondenza: Secondo la difesa, vi era un difetto di correlazione tra la richiesta delle parti (che includeva la detenzione domiciliare) e la sentenza del giudice (che non la prevedeva).
2. Violazione Procedurale: Si lamentava la violazione degli articoli 448, comma 1-bis, e 545-bis del codice di procedura penale, poiché il giudice non aveva sospeso il processo e fissato un’apposita udienza per decidere sull’applicazione della sanzione sostitutiva.

La Decisione della Cassazione e i Limiti al Ricorso Patteggiamento

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una rigorosa interpretazione dell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, che elenca in modo tassativo i motivi per cui una sentenza di patteggiamento può essere impugnata.

Questi motivi sono limitati a:

* Vizi nella manifestazione della volontà dell’imputato.
* Difetto di correlazione tra richiesta e sentenza.
* Errata qualificazione giuridica del fatto.
* Illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato entrambe le argomentazioni della difesa. Per quanto riguarda il presunto difetto di correlazione, i giudici hanno specificato che l’accordo tra le parti, come risultava dal verbale d’udienza, si era perfezionato sugli elementi che definiscono la pena finale: concessione delle attenuanti generiche, unificazione dei reati e applicazione della riduzione per il rito. La questione della sanzione sostitutiva è stata considerata esterna a questo nucleo essenziale dell’accordo.

Relativamente alla seconda doglianza, la violazione procedurale, la Corte ha tagliato corto, affermando che tale motivo è ‘testualmente escluso’ dall’elenco tassativo previsto dalla legge. In altre parole, non è possibile presentare un ricorso patteggiamento basandosi su presunti errori procedurali relativi alla decisione sulle sanzioni sostitutive, poiché non rientrano nelle casistiche consentite.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento non è un’opzione liberamente percorribile. Le parti che scelgono questo rito devono essere consapevoli che i motivi di ricorso sono estremamente limitati e circoscritti dalla legge. La decisione sulla modalità di esecuzione della pena, come la sua sostituzione con misure alternative, non rientra nel ‘difetto di correlazione’ che può giustificare un ricorso, a meno che non sia stata espressamente condizionata come parte integrante dell’accordo sulla pena stessa. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale stabilisce che il ricorso è consentito solo per motivi tassativi, quali problemi nell’espressione della volontà, difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, erronea qualificazione giuridica del fatto o illegalità della pena.

La mancata applicazione di una sanzione sostitutiva (es. detenzione domiciliare) può essere motivo di ricorso per ‘difetto di correlazione’?
Secondo questa ordinanza, no. La Corte ha ritenuto che la mancata applicazione di una sanzione sostitutiva non costituisce un difetto di correlazione impugnabile, in quanto l’accordo principale riguardava la quantificazione della pena e non le sue modalità esecutive.

Cosa accade se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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