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Ricorso patteggiamento: i limiti dell’art. 448 c.p.p.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento presentato per assenza di motivazione. La sentenza sottolinea che, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., i motivi di ricorso sono tassativi e tra questi non rientra il semplice difetto di motivazione sulla qualificazione giuridica del fatto, ma solo l’effettiva erronea qualificazione.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Ammesso l’Appello in Cassazione?

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è una procedura che consente di definire un processo penale in modo rapido. Tuttavia, le possibilità di impugnare la sentenza sono molto limitate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui precisi confini del ricorso patteggiamento, chiarendo che non ogni doglianza può essere portata all’attenzione dei giudici di legittimità. Analizziamo la decisione per capire quali sono i motivi ammessi.

Il Caso in Esame: Un Ricorso per Difetto di Motivazione

Nel caso di specie, il Tribunale di Fermo aveva emesso una sentenza di patteggiamento, applicando una pena di dieci mesi di reclusione (convertita in una multa di 3.000,00 euro) a un imputato. La difesa dell’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio specifico: l’assenza di motivazione da parte del giudice di merito riguardo alla qualificazione giuridica dei fatti contestati. In altre parole, secondo il ricorrente, il giudice non aveva spiegato adeguatamente perché i fatti fossero stati inquadrati in determinate fattispecie di reato.

I Limiti al Ricorso Patteggiamento secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sull’interpretazione rigorosa dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta con la legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”), elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento. Essi sono:

1. Problemi relativi all’espressione della volontà dell’imputato di patteggiare.
2. Mancata correlazione tra la richiesta delle parti e la sentenza emessa dal giudice.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Il ricorso patteggiamento proposto dalla difesa non rientrava in nessuna di queste categorie.

Le Motivazioni: La Differenza tra “Erronea Qualificazione” e “Difetto di Motivazione”

Il punto centrale delle motivazioni della Suprema Corte è la distinzione fondamentale tra “erronea qualificazione giuridica del fatto” e “difetto di motivazione” su tale qualificazione. Il primo è un vizio sostanziale e costituisce un valido motivo di ricorso: si verifica quando il giudice applica una norma penale sbagliata al fatto storico contestato. Il secondo, invece, è un vizio procedurale che riguarda il modo in cui il giudice ha argomentato la sua decisione.

La Corte ha chiarito che lamentare una motivazione insufficiente o assente sulla correttezza della qualificazione giuridica non equivale a denunciare un errore nella qualificazione stessa. Poiché il “difetto di motivazione” non è espressamente previsto tra i motivi elencati nell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., la doglianza del ricorrente è stata ritenuta inammissibile. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso con una procedura semplificata (de plano), senza nemmeno la necessità di un’udienza, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: le sentenze di patteggiamento godono di una stabilità notevolmente maggiore rispetto alle sentenze ordinarie. La scelta di limitare i motivi di impugnazione risponde a un’esigenza di efficienza del sistema giudiziario. Per la difesa, ciò significa che la decisione di accedere a un rito alternativo come il patteggiamento deve essere ponderata con estrema attenzione. Il ricorso in Cassazione è un’opzione percorribile solo in presenza di vizi specifici e sostanziali, chiaramente delineati dalla legge. Un generico malcontento per la motivazione della sentenza non è sufficiente per aprire le porte del giudizio di legittimità.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale elenca tassativamente i motivi di ricorso, che includono problemi con la volontà dell’imputato, difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, erronea qualificazione giuridica del fatto e illegalità della pena.

La mancanza di motivazione sulla qualificazione giuridica del fatto è un valido motivo per ricorrere contro una sentenza di patteggiamento?
No, secondo la Corte di Cassazione, la semplice mancanza o insufficienza di motivazione sulla qualificazione giuridica non rientra tra i motivi di ricorso ammessi. È necessario che vi sia un’effettiva e dimostrabile erronea qualificazione giuridica.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione per motivi non consentiti dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile, spesso con una procedura semplificata senza udienza. Il ricorrente viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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