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Ricorso patteggiamento: i limiti all’impugnazione

Un imputato ha presentato ricorso contro una sentenza di patteggiamento, lamentando la mancata motivazione del giudice sul perché non lo avesse assolto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso patteggiamento inammissibile, ribadendo che la legge elenca motivi tassativi per l’impugnazione, tra cui non rientra quello sollevato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Inammissibile? La Cassazione Chiarisce

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è un istituto fondamentale del nostro ordinamento processuale penale che permette di definire il processo in modo più rapido. Tuttavia, una volta raggiunta la sentenza, le possibilità di contestarla sono molto limitate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina i confini del ricorso patteggiamento, chiarendo quali motivi sono ammessi e quali portano a una declaratoria di inammissibilità con conseguenze economiche per il ricorrente.

Il Caso in Esame: Un Appello Respinto

Nel caso specifico, un imputato aveva concordato una pena tramite patteggiamento, poi applicata dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino. La pena della reclusione era stata sostituita con quella della detenzione domiciliare per una durata di tre anni e quattro mesi.

Nonostante l’accordo, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza. Il motivo principale era un presunto “vizio di motivazione”: a suo dire, il giudice non aveva spiegato adeguatamente le ragioni per cui non aveva pronunciato una sentenza di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, specialmente in relazione ad alcuni capi di imputazione.

I Motivi del Ricorso Patteggiamento e la Normativa

La difesa dell’imputato si è basata sulla presunta violazione dell’obbligo del giudice di verificare, anche in caso di patteggiamento, l’assenza di cause di non punibilità prima di applicare la pena concordata. Tuttavia, la normativa introdotta con la Legge n. 103/2017 (nota come Riforma Orlando) ha drasticamente ristretto le possibilità di impugnazione delle sentenze di patteggiamento.

L’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile presentare ricorso. Questi sono:

* Vizi relativi all’espressione della volontà dell’imputato (ad esempio, un consenso non libero).
* Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
* Erronea qualificazione giuridica del fatto.
* Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Il motivo sollevato dal ricorrente, ovvero la mancata motivazione sul proscioglimento, non rientra in questo elenco.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso patteggiamento inammissibile in modo netto e con una procedura semplificata, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p.

I giudici hanno sottolineato che, a seguito della riforma del 2017, i motivi di ricorso sono un numero chiuso e non possono essere estesi in via interpretativa. La doglianza del ricorrente, relativa alla mancata valutazione di un possibile proscioglimento, esula completamente dalle categorie ammesse dalla legge. La Corte ha inoltre definito il motivo di ricorso come “del tutto generico”, un ulteriore fattore che ne ha determinato l’inammissibilità.

La decisione si basa sul principio che l’accordo tra accusa e difesa, una volta ratificato dal giudice, acquisisce una stabilità che può essere messa in discussione solo per vizi gravi e specificamente individuati dal legislatore. La scelta di patteggiare implica una rinuncia a contestare nel merito l’accusa, salvo i casi eccezionali previsti.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: chi sceglie la via del patteggiamento deve essere consapevole che le possibilità di impugnare la sentenza sono estremamente ridotte. Il ricorso patteggiamento non può essere utilizzato come un tentativo di rimettere in discussione l’opportunità della scelta processuale fatta.

L’ordinanza ha anche delle conseguenze economiche dirette per il ricorrente. La dichiarazione di inammissibilità, infatti, comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, fissata in questo caso a 4.000 euro. La Corte ha giustificato l’importo sulla base della “evidente inammissibilità” dei motivi, che non permette di considerare l’imputato esente da colpa nell’aver promosso un’impugnazione palesemente infondata. Questa decisione serve da monito: un ricorso temerario contro una sentenza di patteggiamento non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche costi significativi.

È possibile fare appello contro una sentenza di patteggiamento perché il giudice non ha motivato sulla mancata assoluzione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che questo motivo non rientra tra quelli, tassativamente elencati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., per cui è ammesso il ricorso contro una sentenza di patteggiamento.

Quali sono i motivi per cui si può impugnare una sentenza di patteggiamento?
Secondo l’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., il ricorso è ammesso solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, 4000 euro) a favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 c.p.p., specialmente quando l’inammissibilità è considerata evidente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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