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Ricorso patteggiamento: i limiti all’impugnazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento fondato sulla mancata valutazione di una possibile causa di proscioglimento. La decisione ribadisce che, a seguito della riforma del 2017, i motivi di impugnazione delle sentenze di patteggiamento sono tassativamente limitati dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., escludendo il vizio dedotto.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Impugnazione

Con l’ordinanza n. 6604 del 2024, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un tema cruciale della procedura penale: i limiti all’impugnazione delle sentenze emesse a seguito di patteggiamento. Questa decisione offre un’importante chiave di lettura sulle conseguenze della riforma introdotta con la legge n. 103/2017, confermando un orientamento restrittivo sul ricorso patteggiamento e delineando con chiarezza quali motivi possono essere portati all’attenzione della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di patteggiamento emessa dal G.U.P. del Tribunale di Milano. L’imputato, tramite il suo difensore, lamentava un vizio di motivazione. In particolare, sosteneva che il giudice di primo grado avesse omesso di valutare le emergenze processuali che, a suo dire, avrebbero potuto condurre a una sentenza di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale. In sostanza, si contestava al giudice di aver ratificato l’accordo sulla pena senza prima verificare l’evidente innocenza dell’imputato.

La Decisione della Corte sul Ricorso Patteggiamento

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa dell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. La Corte ha stabilito che il motivo addotto dal ricorrente – ossia la mancata verifica della sussistenza di cause di proscioglimento – non rientra nel novero dei motivi per i quali è consentito impugnare una sentenza di patteggiamento. Di conseguenza, il ricorso non poteva essere esaminato nel merito.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della pronuncia risiede nell’analisi dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., introdotto dalla cosiddetta Riforma Orlando (L. 103/2017). Questa norma ha limitato in modo tassativo le ragioni per cui si può presentare ricorso per Cassazione contro una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti. La Corte ha spiegato che la legge ha inteso definire un perimetro molto preciso di impugnabilità, volto a dare maggiore stabilità alle sentenze di patteggiamento e a deflazionare il carico della Cassazione.

Il legislatore ha elencato specifici vizi, come l’erronea qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena, ma non ha incluso tra questi la violazione di legge derivante dalla mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. La Suprema Corte, richiamando un proprio precedente consolidato (Sent. n. 1032 del 2019), ha ribadito che dedurre un vizio non contemplato dall’elenco tassativo dell’art. 448, comma 2-bis, rende il ricorso inevitabilmente inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale: la scelta del patteggiamento comporta una rinuncia a far valere determinate questioni nel merito. Una volta che l’accordo tra imputato e pubblico ministero viene ratificato dal giudice, le possibilità di rimetterlo in discussione sono estremamente circoscritte. La decisione della Cassazione serve da monito: non è possibile utilizzare il ricorso contro il patteggiamento come uno strumento per ottenere una rivalutazione nel merito della propria posizione, sperando in un proscioglimento tardivo.

L’inammissibilità del ricorso ha comportato, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, evidenziando come la proposizione di ricorsi al di fuori dei casi consentiti sia considerata una condotta colposa che merita una sanzione economica.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento sostenendo che il giudice non ha verificato la possibilità di un proscioglimento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che questo motivo di ricorso è inammissibile, poiché non rientra nell’elenco tassativo delle violazioni di legge previste dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Quali sono i limiti per il ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
Il ricorso per Cassazione contro una sentenza di patteggiamento è limitato alle sole ipotesi specificamente indicate dalla legge, come ad esempio l’errata qualificazione giuridica del fatto, l’illegalità della pena o il mancato rispetto dei requisiti per l’accordo.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, data la colpa nella proposizione di un’impugnazione non consentita, anche al pagamento di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata a tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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