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Ricorso misure di prevenzione: i limiti in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. La Corte ha chiarito che, in materia di misure di prevenzione, il ricorso in Cassazione è consentito solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione, come l’illogicità. L’unica eccezione riguarda i casi di motivazione totalmente assente o meramente apparente, circostanza non riscontrata nel caso di specie. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e il ricorrente condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Cassazione e il Ricorso per Misure di Prevenzione: Quando è Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i confini invalicabili del ricorso misure di prevenzione, stabilendo con chiarezza quali motivi possono essere presentati e quali sono destinati a essere dichiarati inammissibili. Questa pronuncia è fondamentale per comprendere la netta distinzione tra il giudizio di legittimità in materia di prevenzione e quello penale ordinario, in particolare per quanto riguarda i vizi della motivazione.

I Fatti del Caso

Un individuo era stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di due anni. La decisione, presa in primo grado dal Tribunale, era stata confermata dalla Corte d’Appello di Milano. Ritenendo ingiusta la conferma, l’uomo ha proposto ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio specifico nel ragionamento dei giudici di secondo grado.

Il Motivo del Ricorso: L’Illogicità della Motivazione

Il nucleo della difesa si basava sulla presunta illogicità della motivazione adottata dalla Corte d’Appello. Nel processo penale ordinario, l’illogicità manifesta della motivazione è un motivo di ricorso espressamente previsto dall’articolo 606, lettera e), del codice di procedura penale. L’appellante ha quindi tentato di utilizzare questa stessa argomentazione nel contesto del procedimento di prevenzione, sostenendo che le conclusioni dei giudici non fossero una conseguenza logica delle premesse fattuali.

La Decisione della Cassazione: I Limiti del Ricorso Misure di Prevenzione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine della materia: la normativa speciale che regola le misure di prevenzione (in particolare la legge n. 1423 del 1956) ammette il ricorso per cassazione esclusivamente per violazione di legge. Questo significa che il sindacato della Cassazione è limitato a verificare se i giudici di merito abbiano correttamente interpretato e applicato le norme giuridiche, escludendo ogni valutazione sul merito dei fatti o sulla logicità del percorso argomentativo seguito.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che contestare l’illogicità della motivazione equivale a chiedere un riesame del merito della vicenda, attività preclusa al giudice di legittimità. Le norme sui procedimenti di prevenzione sono speciali e derogano a quelle del processo penale ordinario. Pertanto, il catalogo dei vizi denunciabili è molto più ristretto.

Gli Ermellini hanno precisato che l’unico modo per contestare la motivazione in questo ambito è dimostrare che essa sia inesistente o meramente apparente. Una motivazione è inesistente quando manca del tutto. È, invece, meramente apparente quando, pur essendo graficamente presente, è composta da formule di stile, tautologiche o del tutto slegate dai fatti del caso, rendendo impossibile comprendere il ragionamento del giudice.

Nel caso specifico, la Corte ha riscontrato che la decisione della Corte d’Appello conteneva una “congrua e puntuale ricostruzione dei fatti”, escludendo quindi che la motivazione fosse assente o solo di facciata. Di conseguenza, non sussistendo una violazione di legge né una delle eccezioni riconosciute, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale molto rigoroso. Chi intende impugnare un provvedimento che applica una misura di prevenzione deve essere consapevole che il ricorso misure di prevenzione in Cassazione non può basarsi su una critica alla ricostruzione dei fatti o alla logicità del ragionamento del giudice. L’unica strada percorribile è quella di individuare un’effettiva e dimostrabile violazione di una norma di legge. La decisione ha anche comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, a sottolineare la temerarietà di un ricorso privo dei presupposti normativi.

È possibile contestare l’illogicità della motivazione in un ricorso per cassazione contro una misura di prevenzione?
No, la legge ammette il ricorso per cassazione in materia di misure di prevenzione solo per “violazione di legge”. L’illogicità della motivazione, a differenza del processo penale ordinario, non è un motivo valido per l’impugnazione.

In quali casi un ricorso per cassazione contro una misura di prevenzione può essere accolto?
Il ricorso può essere accolto solo se viene dimostrata una violazione di legge, ovvero un’errata applicazione o interpretazione di una norma giuridica da parte del giudice di merito.

Qual è l’unica eccezione che permette di contestare la motivazione di un provvedimento che applica una misura di prevenzione?
L’unica eccezione si verifica quando la motivazione è totalmente inesistente o meramente apparente, cioè composta da frasi di stile che non permettono di comprendere il ragionamento del giudice. Questo vizio è considerato equivalente a una violazione dell’obbligo di motivare i provvedimenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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