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Ricorso inammissibile: termini perentori per impugnare

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché presentato oltre il termine perentorio di 15 giorni. Il ricorrente, che lamentava la mancata sostituzione della pena detentiva, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 4.000 euro. La decisione sottolinea l’importanza cruciale del rispetto dei termini nel processo penale.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Trappola dei Termini Perentori nel Processo Penale

Un ricorso inammissibile rappresenta uno degli esiti più frustranti per chi cerca giustizia. Non si entra nel merito della questione, non si discute se si abbia ragione o torto: l’atto viene semplicemente respinto per una violazione formale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda quanto sia cruciale il rispetto dei termini perentori stabiliti dalla legge, e quali severe conseguenze derivino dalla loro inosservanza.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente contestava la decisione dei giudici di merito in un punto specifico: il trattamento sanzionatorio. In particolare, lamentava la mancata sostituzione della pena detentiva che gli era stata inflitta con una più mite pena pecuniaria. La sua richiesta alla Suprema Corte era chiara: annullare la sentenza impugnata per rimediare a quella che riteneva essere una violazione di legge e un difetto di motivazione.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è mai giunta ad esaminare le ragioni del ricorrente. Con una sintetica ma inappellabile ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione non risiedeva nella fondatezza o meno dei motivi di appello, ma in un errore procedurale fatale: il ricorso era stato depositato fuori tempo massimo.

Le Motivazioni della Cassazione: il Rispetto dei Termini Processuali

La motivazione della Corte si fonda su un’analisi rigorosa delle scadenze processuali. La sentenza della Corte d’Appello era stata pronunciata il 20/05/2025 e la sua motivazione era stata redatta e resa disponibile contestualmente. Secondo l’articolo 585, comma 1, lettera a), del codice di procedura penale, in questi casi il termine per proporre ricorso per cassazione è di soli 15 giorni.

Facendo un rapido calcolo, il termine ultimo per l’impugnazione scadeva il 04/06/2025. Il ricorso, invece, è stato depositato a mezzo posta elettronica certificata (PEC) solo il 19/06/2025, ben oltre la scadenza. Questa tardività ha reso il ricorso inammissibile e, di conseguenza, ha determinato il passaggio in giudicato della sentenza d’appello, rendendola definitiva e non più contestabile.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

Le conseguenze di questa declaratoria di inammissibilità sono state significative e puramente economiche per il ricorrente. In base all’articolo 616 del codice di procedura penale, quando un’impugnazione è dichiarata inammissibile per colpa del ricorrente (e la tardività è un chiaro esempio di colpa), quest’ultimo è condannato a sostenere le spese del procedimento.

Ma non è tutto. La Corte ha anche condannato il ricorrente al pagamento di una sanzione pecuniaria di quattromila euro a favore della cassa delle ammende. Questa sanzione non è legata al reato originario, ma funge da deterrente contro la presentazione di ricorsi temerari o proceduralmente errati. L’ordinanza, pertanto, serve da severo monito sull’importanza della diligenza e del rispetto delle regole procedurali: un errore formale può precludere l’accesso alla giustizia e comportare costi aggiuntivi.

Qual è il termine per presentare ricorso per cassazione se la motivazione della sentenza è redatta contestualmente alla sua pronuncia?
Secondo l’art. 585, comma 1, lett. a) del codice di procedura penale, il termine per l’impugnazione è di 15 giorni.

Cosa accade se un ricorso viene presentato oltre la scadenza del termine previsto dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile senza che la Corte esamini il merito della questione. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva e non più contestabile (passa in giudicato).

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (nel caso di specie, 4.000 euro) in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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