LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: termini perentori e sanzioni

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché presentato oltre il termine perentorio di 20 giorni. Il caso riguardava un’impugnazione avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza in materia di patrocinio a spese dello Stato. La tardività ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 4.000 euro, evidenziando le gravi conseguenze dei vizi procedurali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze della Tardività nell’Impugnazione

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del sistema giuridico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con forza questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile a causa della sua presentazione tardiva. Questa decisione offre uno spunto cruciale per comprendere le gravi conseguenze, anche economiche, che derivano da un errore procedurale così evidente, come il mancato rispetto di una scadenza perentoria.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un provvedimento del Tribunale di Palermo che, il 28 novembre 2023, aveva dichiarato irricevibile un’istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. La ragione del rigetto iniziale risiedeva nel mancato rispetto delle modalità di presentazione previste dalla legge (art. 93, comma 3, D.P.R. 115/2002).

Successivamente, il Tribunale di Sorveglianza di Palermo, investito della questione, con un’ordinanza del 5 marzo 2024, ha dichiarato non luogo a provvedere sul ricorso proposto, ritenendo che il provvedimento originario dovesse essere impugnato con modalità differenti. È contro questa seconda ordinanza che il soggetto interessato ha deciso di proporre ricorso per cassazione, depositandolo in data 28 marzo 2024.

La Questione Giuridica: Il Termine Perentorio per l’Impugnazione

Il nodo centrale della questione esaminata dalla Suprema Corte non riguarda il merito della richiesta di gratuito patrocinio, ma un aspetto puramente procedurale: la tempestività del ricorso. La legge, e in particolare l’art. 97 del D.P.R. n. 115 del 2002, stabilisce un termine preciso per impugnare i provvedimenti in questa materia.

Il ricorrente, una volta ricevuta la notifica dell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza in data 5 marzo 2024, aveva a disposizione venti giorni per depositare il proprio ricorso. La scadenza ultima era quindi fissata per il 25 marzo 2024. Il deposito, avvenuto il 28 marzo 2024, risultava quindi tardivo di tre giorni, rendendo il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, con una motivazione sintetica ma ineccepibile, ha rilevato la palese tardività del ricorso. I giudici hanno sottolineato che il mancato rispetto del termine di venti giorni, previsto dall’art. 97 D.P.R. n. 115 del 2002, impone una declaratoria immediata di inammissibilità.

Questa decisione viene presa, come specificato nell’ordinanza, ai sensi dell’art. 591, lettera c), del codice di procedura penale, che prevede l’inammissibilità dell’impugnazione quando non sono osservate le disposizioni sui termini. Inoltre, la Corte ha applicato l’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen., che consente di pronunciare tale declaratoria “senza formalità”, data l’evidenza della causa ostativa all’esame del merito.

Di conseguenza, il ricorso non è stato nemmeno analizzato nel suo contenuto, ma è stato fermato al vaglio preliminare di ammissibilità.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La conclusione del procedimento è duplice e severa. In primo luogo, il ricorso inammissibile non ha consentito di esaminare le ragioni del ricorrente. In secondo luogo, l’inammissibilità ha comportato, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Ma la conseguenza più significativa è la condanna al versamento di una somma di 4.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha giustificato l’entità della sanzione in base all'”elevato coefficiente di colpa” che ha caratterizzato la causa di inammissibilità. In altre parole, il mancato rispetto di un termine così chiaro e definito è stato considerato un errore grave e non scusabile, meritevole di una sanzione pecuniaria importante. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza cruciale della diligenza e della precisione nel rispetto delle scadenze processuali, i cui errori possono costare molto cari.

Qual è il termine per impugnare un’ordinanza in materia di patrocinio a spese dello Stato?
Secondo quanto stabilito dall’art. 97 del D.P.R. n. 115 del 2002, richiamato nella decisione, il termine per presentare ricorso è di venti giorni, che decorrono dalla notifica del provvedimento all’interessato.

Cosa accade se un ricorso viene depositato dopo la scadenza del termine?
Se un ricorso viene depositato oltre il termine perentorio previsto dalla legge, viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non può esaminare il merito della questione sollevata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, il cui importo è commisurato alla gravità della colpa che ha causato l’inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati