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Ricorso inammissibile: quando non si può impugnare

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché era stato presentato contro un atto non appellabile, ovvero la riserva di decisione del Giudice per le Indagini Preliminari su una richiesta di archiviazione. A causa della natura confusa e infondata del ricorso, il proponente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Errore Procedurale che Costa Caro

Presentare un’impugnazione è un diritto fondamentale nel nostro ordinamento, ma è essenziale conoscere le regole che ne disciplinano l’esercizio. Un ricorso inammissibile non solo non viene esaminato nel merito, ma può comportare significative conseguenze economiche per chi lo propone. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce perfettamente questo principio, condannando un ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua sanzione per aver impugnato un atto che, per sua natura, non poteva essere contestato.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un procedimento penale presso il Tribunale di Siracusa. A seguito di un’opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dal Pubblico Ministero, il Giudice per le indagini preliminari (GIP), durante l’udienza del 19 luglio 2023, si era semplicemente riservato di decidere. È importante sottolineare che a tale udienza erano assenti sia l’indagato che il suo difensore. Contro questo atto interlocutorio, ovvero la ‘riserva’ del giudice, l’interessato ha proposto un ricorso per rimessione direttamente in Cassazione.

L’Impugnazione e il suo Esito

Il ricorso presentato alla Suprema Corte è stato immediatamente giudicato problematico. I giudici hanno rilevato che i motivi erano esposti in modo “confuso e ridondante”, al punto da rendere difficile la comprensione delle reali doglianze del ricorrente. L’atto, più che contestare un provvedimento, sembrava essere un’impugnazione generica e manifestamente infondata.

L’errore fatale: impugnare un atto non impugnabile

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’oggetto stesso del ricorso. Il ricorrente aveva impugnato un atto – la riserva di decisione del GIP – che non ha carattere decisorio e, pertanto, non è suscettibile di alcuna impugnazione. Si tratta di un’azione meramente preparatoria alla futura decisione, non di una decisione stessa. Impugnare un atto del genere costituisce un errore procedurale grave che vizia irrimediabilmente il ricorso fin dall’origine.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base di due pilastri fondamentali.

In primo luogo, ha ribadito la manifesta infondatezza e la confusione espositiva dei motivi, che non permettevano di individuare una critica chiara e pertinente. In secondo luogo, e in modo dirimente, ha stabilito che l’oggetto dell’impugnazione era un provvedimento non impugnabile. La legge processuale penale elenca tassativamente gli atti che possono essere oggetto di ricorso, e la riserva di decisione di un giudice non rientra tra questi. Di conseguenza, il ricorso non poteva nemmeno essere preso in considerazione per una valutazione di merito.

Le Conclusioni: Conseguenze Economiche dell’Inammissibilità

L’esito del giudizio è stato netto. La declaratoria di inammissibilità ha comportato, come previsto dalla legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Ma non solo. La Corte ha ritenuto che non vi fosse alcuna assenza di colpa da parte del ricorrente nella presentazione di un’impugnazione così palesemente errata. Per tale ragione, lo ha condannato anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito: l’esercizio del diritto di impugnazione deve essere consapevole e tecnicamente corretto, altrimenti il rischio è quello di subire conseguenze economiche rilevanti oltre alla delusione di non veder esaminata la propria istanza.

È possibile impugnare un atto con cui un giudice si riserva di decidere?
No, l’ordinanza chiarisce che l’atto con cui un giudice si riserva di decidere è un provvedimento interlocutorio non impugnabile, in quanto non ha carattere decisorio e non incide sui diritti delle parti.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, la legge prevede la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se non viene ravvisata un’assenza di colpa nel promuovere l’impugnazione, il giudice può condannare il ricorrente anche al pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento di una somma aggiuntiva perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che fosse responsabile dell’avvio di un procedimento basato su un ricorso manifestamente infondato e proposto contro un atto non impugnabile. Questa sanzione ha lo scopo di scoraggiare impugnazioni pretestuose o temerarie che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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