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Ricorso inammissibile: quando non si può contestare

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi di impugnazione sulla pena sono stati presentati per la prima volta in sede di legittimità. La decisione sottolinea che, quando la pena è fissata al minimo edittale, non è richiesta una motivazione specifica. L’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di un Appello Tardivo

Nel processo penale, rispettare le regole e le scadenze è fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda le gravi conseguenze di un ricorso inammissibile, specialmente quando i motivi di doglianza vengono sollevati per la prima volta davanti alla Suprema Corte. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere l’importanza di una strategia difensiva ben strutturata fin dai primi gradi di giudizio.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo grado e in appello per i reati di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale (art. 336 c.p.) e danneggiamento (art. 635 c.p.), decideva di presentare ricorso per Cassazione. La sua contestazione non riguardava la sua colpevolezza, ma si concentrava esclusivamente sulla commisurazione della pena, lamentando una presunta violazione di legge e vizi di motivazione da parte della Corte d’Appello.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il caso e ha emesso una decisione netta: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione sollevata dall’imputato, ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale. La conseguenza diretta per il ricorrente è stata la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su due principi cardine della procedura penale.

In primo luogo, il motivo del ricorso è stato ritenuto ‘non consentito’. L’articolo 606, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce chiaramente che non è possibile presentare in Cassazione motivi che non siano già stati sollevati nel giudizio di appello. Nel caso specifico, l’imputato ha contestato la quantificazione della pena per la prima volta davanti alla Suprema Corte, un’azione proceduralmente scorretta che ha reso il ricorso inammissibile in partenza.

In secondo luogo, la Corte ha aggiunto un’ulteriore osservazione. Anche se il motivo fosse stato ammissibile, probabilmente non avrebbe avuto successo. La sentenza impugnata aveva infatti applicato la pena nel suo ‘minimo edittale’, ovvero la sanzione più bassa prevista dalla legge per quei reati. La giurisprudenza costante, citata anche nell’ordinanza, afferma che quando un giudice applica il minimo della pena, non è tenuto a fornire una motivazione particolarmente dettagliata, poiché tale scelta è di per sé indicativa di una valutazione favorevole all’imputato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per chiunque affronti un processo penale: la strategia difensiva deve essere completa e articolata sin dal primo grado. Ogni eccezione, contestazione o richiesta deve essere presentata nei tempi e nei modi corretti. Attendere l’ultimo grado di giudizio per sollevare nuove questioni è una tattica destinata al fallimento e che comporta, come visto, conseguenze economiche negative. La declaratoria di inammissibilità non è una semplice formalità, ma una chiusura definitiva del processo che comporta l’obbligo di pagare le spese e una sanzione pecuniaria, senza che vi sia stata alcuna discussione sul merito delle proprie ragioni.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo di contestazione, relativo alla commisurazione della pena, è stato sollevato per la prima volta in Cassazione, in violazione dell’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, che non consente di dedurre motivi nuovi in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Quando il giudice applica la pena minima, deve motivare in modo approfondito la sua scelta?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata citata nell’ordinanza, quando la pena viene fissata nel minimo edittale (il minimo previsto dalla legge), non è necessaria una specifica e dettagliata motivazione da parte del giudice, poiché tale scelta è già di per sé la più favorevole possibile per l’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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