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Ricorso inammissibile: quando manca il supporto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La decisione si fonda sulla totale assenza di supporto argomentativo e sulla completa discrepanza tra i motivi del ricorso e quelli presentati nel precedente grado di appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Mancanza di Supporto Argomentativo

Un ricorso inammissibile rappresenta uno degli esiti più netti nel processo penale, segnalando una carenza fondamentale nell’atto di impugnazione. Con la recente ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce i criteri rigorosi per accedere al giudizio di legittimità, sanzionando un ricorso non solo privo di argomentazioni solide ma anche del tutto scollegato dalle difese svolte nel precedente grado di giudizio. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere l’importanza della coerenza e del rigore tecnico nella redazione degli atti processuali.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine dalla condanna in primo grado, emessa dal Tribunale, nei confronti di un individuo per il reato di illecita detenzione di marijuana. Successivamente, la Corte d’Appello, investita del caso, ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado. Pur confermando la condanna per il reato contestato, ha revocato la confisca di un telefono cellulare, ma ha mantenuto inalterato il giudizio di colpevolezza.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione in relazione alla mancata applicazione dell’articolo 129 del codice di procedura penale, che prevede il proscioglimento immediato per determinate cause.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato “radicalmente inammissibile”. Questa valutazione non si è basata sul merito della questione, ma su difetti procedurali e argomentativi talmente gravi da impedire qualsiasi analisi della doglianza sollevata. La Corte ha individuato due ragioni principali per questa drastica decisione.

L’Assenza di Correlazione con i Motivi d’Appello

Il primo punto critico evidenziato dai giudici di legittimità è la totale estraneità del motivo di ricorso rispetto alle questioni dibattute in appello. La Corte ha sottolineato che, nel giudizio di secondo grado, la difesa non aveva sollevato alcuna contestazione specifica riguardo all’affermazione della responsabilità penale. Di conseguenza, presentare in Cassazione un argomento relativo all’applicazione dell’art. 129 c.p.p. è apparso come un tentativo tardivo e “sganciato” dal percorso processuale precedente, violando il principio di devoluzione che caratterizza i mezzi di impugnazione.

La Totale Mancanza di Argomentazioni

Il secondo e ancor più decisivo motivo di inammissibilità risiede nella natura stessa della doglianza. Secondo la Corte, il ricorso era “totalmente privo di supporto argomentativo”. In altre parole, la difesa si era limitata a enunciare un presunto vizio senza fornire alcuna spiegazione, analisi o riferimento concreto agli atti processuali che potesse sostenere la propria tesi. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice affermazione di dissenso, ma deve articolare una critica motivata e giuridicamente fondata contro la sentenza impugnata.

Le Motivazioni Giuridiche della Suprema Corte

La motivazione della Corte si fonda su principi cardine della procedura penale. Un ricorso per cassazione è un rimedio straordinario, destinato a correggere errori di diritto e non a riesaminare i fatti. Per questo, deve possedere specificità e autosufficienza. Il ricorrente ha l’onere di indicare chiaramente le ragioni della sua censura e di dimostrare come la decisione impugnata violi la legge o sia viziata da una motivazione illogica. Nel caso di specie, l’appello a vuoto all’art. 129 c.p.p., senza un’adeguata contestualizzazione e argomentazione, si traduce in una censura generica e, pertanto, inammissibile. La coerenza tra i motivi di appello e quelli di cassazione è un altro requisito fondamentale, poiché impedisce che il giudizio di legittimità si trasformi in un terzo grado di merito, introducendo questioni mai prima sollevate.

Conclusioni: Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile

Le implicazioni pratiche di questa pronuncia sono significative. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato non solo la definitiva conferma della condanna, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende. Questa ordinanza serve da monito: la redazione di un ricorso per cassazione richiede la massima perizia tecnica, coerenza con la strategia difensiva pregressa e, soprattutto, un solido supporto argomentativo. In assenza di tali elementi, l’atto di impugnazione è destinato a fallire, con conseguenze negative sia sul piano processuale che economico per l’assistito.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile per due motivi principali: primo, perché il motivo sollevato era completamente scollegato dalle doglianze presentate nel precedente grado di appello; secondo, perché la contestazione era totalmente priva di un adeguato supporto argomentativo.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

La questione della responsabilità penale era stata contestata in appello?
No, la decisione della Cassazione chiarisce che nel giudizio di appello non era stato fatto alcun riferimento o contestazione riguardo all’affermazione della responsabilità penale dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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