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Ricorso inammissibile: quando le prove contano di più

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. Il ricorrente lamentava una presunta illogicità nella motivazione del provvedimento, ma la Corte ha ritenuto gli argomenti manifestamente infondati. In particolare, è stato sottolineato come non sia illogico per un giudice basare la propria decisione su un’annotazione di polizia giudiziaria piuttosto che su indagini difensive, confermando così la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Prevalenza delle Annotazioni di Polizia sulle Indagini Difensive

Quando si contesta una decisione giudiziaria, è fondamentale che le argomentazioni siano solide, pertinenti e logicamente coerenti. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 3615/2024, ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa derivare da motivazioni deboli e dalla mancata contestazione di tutti gli addebiti. La Corte ha stabilito che la scelta di un giudice di dare maggior peso a un rapporto di polizia rispetto a dichiarazioni raccolte in indagini difensive non costituisce, di per sé, un vizio di illogicità.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso di un soggetto contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Firenze. Il ricorrente sosteneva che la decisione del Tribunale fosse viziata da una motivazione illogica. Il caso riguardava due distinte violazioni contestate al soggetto: una avvenuta nel novembre 2022 e una seconda nel luglio 2023. Nel suo ricorso, l’interessato si concentrava esclusivamente sulla seconda violazione, tralasciando di argomentare sulla prima. Per la seconda violazione, la decisione del Tribunale si basava su quanto riportato dai Carabinieri in un’annotazione di polizia giudiziaria. A questa versione dei fatti, il ricorrente opponeva le dichiarazioni della sua convivente, raccolte tramite indagini difensive, la quale si era assunta la responsabilità dell’accaduto.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile giudicando gli argomenti dedotti come ‘manifestamente infondati’. Gli Ermellini hanno evidenziato due criticità principali nell’impostazione difensiva. In primo luogo, il ricorrente non aveva mosso alcuna obiezione specifica riguardo alla prima violazione contestatagli, il che indeboliva la sua posizione complessiva. In secondo luogo, e punto focale della decisione, la Corte ha affermato che non è affatto illogico che un giudice fondi la propria decisione su fonti di prova ufficiali come un’annotazione di polizia, anche a fronte di versioni alternative provenienti da indagini private. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto, e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio consolidato, richiamando anche un precedente giurisprudenziale (Cass. n. 43349/2007). Il nucleo del ragionamento è che il giudice di merito ha la facoltà di valutare liberamente le prove e di scegliere quali ritenere più attendibili. La relazione di servizio redatta da pubblici ufficiali (in questo caso, i Carabinieri) gode di una presunzione di veridicità e attendibilità. Al contrario, le dichiarazioni rese da persone vicine all’imputato, come un convivente, possono essere soggette a una valutazione più cauta, in quanto potenzialmente influenzate da legami affettivi o da un intento di favorire il condannato. La Corte non afferma che le indagini difensive siano irrilevanti, ma che la preferenza accordata a un atto ufficiale non può essere bollata come ‘illogica’ senza specifici e concreti elementi che ne minino la credibilità. L’assenza di tali elementi nel ricorso lo ha reso, appunto, manifestamente infondato e, quindi, inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un importante principio per chiunque intenda impugnare un provvedimento giudiziario. Non è sufficiente presentare una versione alternativa dei fatti; è necessario dimostrare in modo convincente l’illogicità o l’erroneità del ragionamento seguito dal giudice. Un ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio in cui si riesaminano i fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione delle norme e sulla coerenza logica della motivazione. La decisione evidenzia inoltre l’importanza di strutturare un ricorso in modo completo, affrontando tutti i punti della decisione impugnata. Infine, conferma che, in assenza di prove contrarie evidenti e decisive, gli atti redatti dalle forze dell’ordine mantengono un peso probatorio significativo nel processo decisionale del giudice.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché gli argomenti presentati sono stati ritenuti manifestamente infondati, basati su una presunta illogicità della motivazione che in realtà non sussisteva e perché il ricorrente non ha contestato una delle violazioni addebitate.

Perché il giudice ha preferito la versione dei Carabinieri a quella della convivente del condannato?
La Corte ha ritenuto non illogico che il Tribunale di sorveglianza fondasse la propria decisione sul rapporto di polizia giudiziaria piuttosto che sulle dichiarazioni rese in indagini difensive dalla convivente, che si era assunta la responsabilità del fatto, in linea con la giurisprudenza esistente.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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