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Ricorso inammissibile: quando le motivazioni sono generiche

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3584/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile perché le motivazioni presentate erano generiche e non criticavano specificamente l’argomentazione della sentenza d’appello. La decisione sottolinea che l’attendibilità della persona offesa era stata confermata da prove logiche, fattuali e testimoniali. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: La Cassazione chiarisce i requisiti di specificità

Presentare un ricorso in Cassazione richiede rigore e precisione. Non è sufficiente un generico dissenso con la decisione precedente; è necessario un confronto critico e puntuale con le motivazioni della sentenza impugnata. In caso contrario, il rischio è una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguenze economiche significative. L’ordinanza n. 3584 del 2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questo principio.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. L’imputato, attraverso un unico motivo, contestava la decisione dei giudici di secondo grado, chiedendo una riqualificazione del reato in lesioni personali. La difesa sosteneva la propria tesi basandosi su deduzioni generiche, senza però affrontare in modo specifico e critico le argomentazioni che avevano portato alla condanna.

La decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno evidenziato una carenza fondamentale nell’atto di impugnazione: la mancanza di un confronto critico con l’apparato argomentativo della sentenza impugnata. In pratica, il ricorrente non aveva spiegato perché le motivazioni della Corte d’Appello fossero errate, limitandosi a proporre una propria interpretazione dei fatti.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su due punti principali.

In primo luogo, ha osservato che la sentenza della Corte d’Appello aveva fondato il giudizio di attendibilità della persona offesa su elementi solidi e concreti. Questi includevano non solo le dichiarazioni della vittima, ma anche elementi di riscontro logici e fattuali, come le testimonianze dei vicini di casa e i risultati dell’attività investigativa condotta nell’immediatezza dei fatti dalla polizia giudiziaria. Il ricorso, al contrario, ignorava questi elementi, proponendo una ricostruzione alternativa basata su “deduzioni generiche”.

In secondo luogo, la richiesta di riqualificare il fatto come semplici lesioni personali non era supportata da un’analisi giuridica che smontasse il ragionamento della corte territoriale, ma si limitava a una richiesta astratta.

Le conclusioni

La pronuncia ribadisce un principio cardine del processo penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo scopo è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità delle motivazioni. Un ricorso che non si confronta puntualmente con la sentenza che intende demolire, ma si limita a riproporre le proprie tesi in modo generico, è destinato a essere dichiarato inammissibile.

La conseguenza diretta di tale inammissibilità, come in questo caso, è la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di denaro (in questo caso, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le sue motivazioni erano generiche e non si confrontavano criticamente con l’apparato argomentativo della sentenza impugnata, che invece si basava su prove specifiche e corroborate.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La persona che presenta il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso specifico è stata fissata in tremila euro.

Su quali elementi si basava la sentenza della Corte d’Appello confermata dalla Cassazione?
La sentenza della Corte d’Appello si fondava sull’attendibilità della persona offesa, le cui dichiarazioni erano supportate da elementi logici e fattuali, dal racconto dei vicini di casa e dall’attività investigativa svolta dalla polizia giudiziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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