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Ricorso inammissibile: quando l’appello è tardivo

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro un’ordinanza di archiviazione. La decisione si fonda su due motivi principali: il superamento del termine perentorio di 15 giorni per l’impugnazione e la non configurabilità dell’atto come ‘abnorme’. Secondo la Corte, un mero errore materiale nell’indicazione dei soggetti non giustifica un ricorso per cassazione, che rappresenta un rimedio eccezionale. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: i Pericoli di un Appello Tardivo e Infondato

Nel labirinto delle procedure legali, il rispetto dei termini e la scelta del corretto strumento di impugnazione sono pilastri fondamentali. Un ricorso inammissibile non solo vanifica gli sforzi della parte, ma può comportare conseguenze economiche significative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la tardività e l’errata qualificazione di un vizio procedurale possano condurre a una pronuncia di inammissibilità, anche di fronte a un presunto errore del giudice. Analizziamo insieme questo caso per comprendere le logiche che governano le impugnazioni penali.

I Fatti del Caso: un Errore Materiale e un Appello

La vicenda trae origine da un’ordinanza di archiviazione emessa dal GIP del Tribunale di Cassino in un procedimento per il reato di cui all’art. 610 c.p. (violenza privata), scaturito da una denuncia per conflitti di vicinato. La persona offesa, ritenendosi lesa dal provvedimento, decideva di presentare ricorso per cassazione. La doglianza principale si fondava sulla presunta ‘abnormità’ dell’ordinanza, la quale avrebbe commesso un errore materiale invertendo i nominativi dei soggetti denunciati con quelli delle persone offese.

Secondo la tesi difensiva, questo scambio di ruoli avrebbe reso l’atto talmente anomalo da giustificare il ricorso diretto alla Suprema Corte, bypassando gli altri rimedi previsti dalla legge.

La Decisione della Corte di Cassazione sul ricorso inammissibile

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure entrare nel merito della questione. La decisione si è basata su due argomentazioni distinte ma convergenti, entrambe sufficienti a decretare la chiusura del procedimento.

In primo luogo, i Giudici hanno rilevato un vizio insanabile di tardività. L’ordinanza di archiviazione era stata notificata al difensore della ricorrente il 9 luglio 2024, mentre il ricorso è stato depositato solo il 22 agosto 2024, ben oltre il termine di quindici giorni previsto dall’art. 585, comma 1, lett. a), c.p.p. per i provvedimenti emessi in camera di consiglio. Il mancato rispetto di questo termine perentorio ha reso, di per sé, l’impugnazione irricevibile.

Le Motivazioni: Tardività e Mancanza di Abnormità

Oltre all’aspetto temporale, la Corte ha sottolineato che, anche se fosse stato tempestivo, il ricorso sarebbe stato comunque inammissibile. Il concetto di ‘abnormità’ di un atto processuale, che consente il ricorso straordinario in Cassazione, è riservato a casi eccezionali. Si definisce abnorme un provvedimento che, per la sua stranezza, si pone al di fuori del sistema processuale (abnormità strutturale) o che, pur essendo previsto dalla legge, causa una stasi ingiustificata del processo (abnormità funzionale).

Nel caso di specie, l’inversione dei nomi è stata qualificata come un ‘mero errore materiale’. Un semplice refuso che non inficiava la logica e l’apparato argomentativo della decisione del GIP, il quale aveva correttamente inquadrato la questione come una lite di natura civilistica tra vicini. Un errore del genere non rende l’atto abnorme, ma è un vizio che può essere corretto con altri strumenti. La Corte ha infatti ricordato che il rimedio corretto contro un’ordinanza di archiviazione non abnorme è il reclamo previsto dall’art. 410-bis, comma 3, c.p.p., e non il ricorso per cassazione.

Le Conclusioni: L’Importanza delle Regole Processuali

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: le regole procedurali non sono meri formalismi, ma garanzie di ordine e certezza del diritto. La scelta del mezzo di impugnazione e il rispetto dei termini non sono opzionali. Proporre un ricorso inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma espone il ricorrente a sanzioni. Infatti, data l’evidente infondatezza e tardività del ricorso, la Corte ha condannato la parte al pagamento delle spese processuali e di una somma di 4.000 euro in favore della Cassa delle ammende, ritenendo sussistente una colpa nella proposizione dell’impugnazione. La lezione è chiara: prima di agire in giudizio, è fondamentale una corretta analisi giuridica per evitare di intraprendere percorsi procedurali destinati al fallimento.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile per tardività?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile per tardività quando è depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge. Nel caso di specie, il termine era di quindici giorni dalla notifica del provvedimento impugnato, come previsto dall’art. 585, comma 1, lett. a), c.p.p.

Un semplice errore materiale, come l’inversione dei nomi, rende un’ordinanza ‘abnorme’ e quindi impugnabile in Cassazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un mero errore materiale non costituisce ‘abnormità’, in quanto non inficia l’apparato argomentativo e la sostanza della decisione. Si tratta di un vizio che non paralizza il procedimento e per il quale sono previsti altri rimedi, come il reclamo.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso palesemente inammissibile?
Chi propone un ricorso la cui inammissibilità è evidente, come in questo caso per tardività e manifesta infondatezza dei motivi, viene condannato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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