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Ricorso inammissibile: quando l’appello è ripetitivo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22332/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi proposti erano una mera ripetizione delle argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello. Il caso riguardava la contestazione di una dichiarazione di abitualità a delinquere. La Corte ha stabilito che un ricorso, per essere valido, deve contenere una critica specifica e argomentata alla sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Boccia i Motivi Ripetitivi

Nel sistema giudiziario italiano, l’accesso ai diversi gradi di giudizio è regolato da precise norme procedurali. Un principio fondamentale, ribadito costantemente dalla Corte di Cassazione, è quello della specificità dei motivi di ricorso. Quando un’impugnazione si limita a ripetere argomenti già esaminati e respinti, senza una critica puntuale alla decisione precedente, il rischio è una declaratoria di ricorso inammissibile. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di questa dinamica, sottolineando come la mera riproposizione delle stesse difese non costituisca un valido motivo di impugnazione.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato trae origine dal ricorso presentato da un individuo contro una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La decisione di secondo grado aveva confermato, tra le altre cose, la dichiarazione di ‘abitualità’ a delinquere nei confronti del soggetto. L’imputato decideva di impugnare tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, articolando tre distinti motivi di ricorso. Tutti e tre i motivi, sebbene presentati sotto diverse prospettive legali (violazione dell’art. 521 c.p.p., mancanza di attualità della condizione di abitualità e violazione dell’art. 27 della Costituzione), vertevano sulla medesima questione centrale: la legittimità della dichiarazione di abitualità.

La Decisione della Corte e il Principio del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi congiuntamente, rilevandone una caratteristica comune: erano tutti una ‘pedissequa reiterazione’ di argomentazioni già sollevate nel giudizio d’appello e puntualmente respinte dalla Corte territoriale. I giudici di legittimità hanno chiarito che un ricorso per Cassazione non può essere una semplice riproposizione di doglianze passate. Al contrario, deve contenere una critica specifica, argomentata e mirata contro le ragioni esposte nella sentenza che si intende impugnare. Quando ciò non avviene, i motivi di ricorso sono considerati non specifici, ma ‘soltanto apparenti’, e l’intero ricorso inammissibile.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte ha sottolineato che i motivi presentati dal ricorrente omettevano di assolvere alla ‘tipica funzione di una critica argomentata’ avverso la sentenza oggetto di ricorso. In altre parole, l’appellante non ha spiegato perché le risposte fornite dalla Corte d’Appello alle sue obiezioni fossero errate o illogiche. Si è limitato a ripresentare le stesse obiezioni, ignorando di fatto il percorso motivazionale del giudice precedente. A sostegno di questa consolidata interpretazione, la Corte ha richiamato una nutrita serie di precedenti giurisprudenziali che, nel corso degli anni, hanno cementato il principio secondo cui la mancanza di specificità e la mera ripetitività dei motivi conducono inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso. Questa severità formale è funzionale a garantire l’efficienza del sistema giudiziario, evitando che la Corte di Cassazione sia chiamata a riesaminare questioni già ampiamente dibattute e decise nei gradi di merito senza che vengano addotti nuovi e pertinenti profili di criticità.

Le Conclusioni

La decisione in esame ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, ribadisce che il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Pertanto, la redazione dell’atto di ricorso richiede un’attenta analisi della decisione di secondo grado per individuarne vizi specifici. In secondo luogo, la declaratoria di inammissibilità comporta conseguenze economiche per il ricorrente: non solo la condanna al pagamento delle spese processuali, ma anche il versamento di una somma a titolo di sanzione alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia funge quindi da monito: un’impugnazione priva di reali contenuti critici non solo è destinata al fallimento, ma comporta anche un onere economico aggiuntivo.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato inammissibile?
Quando è privo di motivi specifici e si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza muovere una critica argomentata e puntuale alla sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono ‘soltanto apparenti’?
Significa che, sebbene formalmente presenti, i motivi non svolgono la loro funzione tipica, cioè quella di criticare in modo specifico la decisione del giudice precedente. Si risolvono, invece, in una mera riproposizione di doglianze già esaminate, risultando quindi privi di reale contenuto critico.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione non valida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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