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Ricorso inammissibile: quando l’appello è ripetitivo

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 10/04/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano una mera reiterazione di quelli già esposti in appello, senza un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Il caso evidenzia come un ricorso inammissibile per genericità e ripetitività dei motivi porti a una condanna alle spese.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione boccia i motivi ripetitivi

Presentare un ricorso in Corte di Cassazione richiede precisione e specificità. Non è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce che la mera ripetizione dei motivi porta a una dichiarazione di ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il caso in esame: un appello senza novità

Il caso nasce dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bari del 17 maggio 2024. Il ricorrente aveva sollevato diverse questioni, contestando sia la sua responsabilità penale per alcuni capi d’imputazione sia il mancato riconoscimento di alcune attenuanti, tra cui quella prevista dall’art. 114 del codice penale e le attenuanti generiche. Tuttavia, i motivi presentati alla Corte di Cassazione non erano originali, ma si limitavano a ricalcare pedissequamente quelli già formulati nell’atto di appello.

La valutazione della Corte: perché il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato le doglianze del ricorrente e le ha giudicate meramente reiterative. I giudici hanno sottolineato come l’imputato non si sia confrontato in modo critico con le argomentazioni sviluppate dalla Corte d’Appello nella sentenza impugnata. In pratica, il ricorso non attaccava specificamente le motivazioni dei giudici di secondo grado, ma si limitava a riproporre le stesse tesi, ignorando le risposte già fornite.

La Corte territoriale, infatti, aveva dedicato diverse pagine (dalla 7 alla 9 e dalla 11 alla 13) a fornire una motivazione accurata e dettagliata per respingere le argomentazioni difensive. Il ricorso per cassazione, per essere ammissibile, avrebbe dovuto contenere una critica puntuale e specifica proprio di quelle motivazioni, evidenziandone eventuali vizi logici o giuridici. La sua assenza ha reso il ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.

Le motivazioni della Corte

La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione della sentenza impugnata. Per questo motivo, è indispensabile che i motivi di ricorso siano specifici e si confrontino direttamente con la decisione che si intende contestare. Riproporre le stesse argomentazioni dell’appello equivale a chiedere alla Cassazione un nuovo giudizio sui fatti, compito che non le spetta. La Corte ha quindi rilevato che le doglianze erano ‘meramente reiterative’ e non si confrontavano con ‘l’accurata motivazione offerta’ dalla Corte territoriale. Questo difetto strutturale ha reso inevitabile la dichiarazione di inammissibilità.

Conclusioni

La pronuncia in esame ribadisce un concetto fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. È essenziale elaborare motivi di ricorso che non si limitino a ripetere le difese svolte in appello, ma che analizzino criticamente la sentenza impugnata, individuando specifici errori di diritto o vizi di motivazione. In caso contrario, il rischio concreto è una declaratoria di ricorso inammissibile, con la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro. Una lezione importante sull’importanza della tecnica redazionale e della specificità degli atti processuali.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se manca dei requisiti di legge, ad esempio se i motivi sono generici o, come in questo caso, si limitano a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi del ricorso sono ‘reiterativi’?
Significa che le argomentazioni (doglianze) presentate nel ricorso per cassazione sono una semplice ripetizione di quelle già esposte nell’atto di appello, senza aggiungere nuovi profili di critica specificamente rivolti contro la sentenza di secondo grado.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria, il cui importo viene stabilito dal giudice, da versare alla Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata quantificata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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