Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze della Rinuncia ai Motivi in Appello
Nel complesso iter della giustizia penale, le scelte processuali compiute in un grado di giudizio possono avere conseguenze definitive sui successivi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la rinuncia a specifici motivi di appello e l’accettazione della propria responsabilità precludano la possibilità di rimettere in discussione tali punti in sede di legittimità, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questo principio fondamentale garantisce la coerenza e la progressione logica del processo.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello. Durante il giudizio di secondo grado, l’imputato aveva raggiunto un accordo sulla pena, come previsto dalla legge. In tale sede, aveva esplicitamente dichiarato di accettare l’affermazione della sua responsabilità penale, rinunciando al contempo a uno specifico motivo di appello relativo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.).
Nonostante questa chiara presa di posizione, l’imputato decideva di presentare comunque ricorso in Cassazione, sollevando un vizio di motivazione relativo a un altro articolo del codice di procedura penale (art. 129 c.p.p.), tentando di rimettere in discussione la propria colpevolezza.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte, con una procedura snella e senza udienza (de plano), ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: non si possono proporre in Cassazione motivi di ricorso che sono stati oggetto di rinuncia o che non sono mai stati sollevati nel precedente grado di giudizio. Il ricorrente, avendo concordato la pena e accettato la responsabilità, aveva di fatto esaurito la possibilità di contestare quel punto specifico della sentenza.
Le Motivazioni: Coerenza Processuale e Limiti del Ricorso Inammissibile
La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che i motivi addotti dal ricorrente erano in palese contraddizione con la sua condotta processuale in appello. Contestare la motivazione sulla responsabilità penale dopo averla esplicitamente accettata costituisce una doglianza non consentita dalla legge in sede di legittimità. Il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito dove si possono riesaminare i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto. Le scelte strategiche, come la rinuncia a un motivo di appello in cambio di un accordo sulla pena, sono vincolanti. Di conseguenza, il ricorso inammissibile è stata la naturale conclusione del procedimento.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per chiunque affronti un processo penale: ogni fase ha le sue regole e le sue preclusioni. L’acquiescenza a una parte della sentenza (come la responsabilità) per negoziare un’altra (la pena) preclude la possibilità di un ripensamento successivo. La dichiarazione di inammissibilità non è una mera formalità: comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro. Pertanto, la scelta di impugnare una sentenza deve essere sempre attentamente ponderata, verificando la reale ammissibilità dei motivi che si intendono proporre.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati alla Corte di Cassazione erano legalmente non consentiti. L’imputato aveva già accettato la propria responsabilità penale e rinunciato a specifici motivi nel precedente grado di appello, rendendo le nuove doglianze inammissibili.
È possibile presentare in Cassazione motivi di ricorso a cui si è rinunciato in appello?
No, l’ordinanza chiarisce che i motivi di impugnazione oggetto di rinuncia, o quelli non proposti nel giudizio di appello, non possono essere validamente sollevati per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata quantificata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22726 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22726 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 17/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 22/06/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI
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udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
n. 136 – R.G. n. 1104/24
OSSERVA
Ritenuto che i motivi dedotti nel ricorso avverso sentenza ex art. 599-bis cod. proc. pen. non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità (vizio di motivazione sull’art. 129 cod. proc. pen.), perché costituiti da doglianze relative a motivi rinunciati o comunque neppure proposti in sede di appello (il ricorrente ha concordato in appello soltanto il punto della pena, dichiarandosi acquiescente al punto della penale responsabilità e rinunciando al motivo sull’art. 131-bis cod. pen.);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con procedura de plano, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 17/05/2024.