Ricorso Inammissibile: La Guida Pratica ai Requisiti dell’Appello
Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire un tema cruciale della procedura penale: i requisiti di ammissibilità di un ricorso. Quando un appello viene considerato troppo vago, le conseguenze possono essere severe. La Corte ha stabilito che un ricorso inammissibile è quello che non si confronta criticamente con la decisione impugnata, ma si limita a censure generiche. Analizziamo insieme questa ordinanza per capire cosa significa e quali lezioni pratiche possiamo trarne.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Il ricorrente, tramite il suo difensore, ha proposto appello alla Suprema Corte di Cassazione cercando di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado. Tuttavia, l’atto di impugnazione è stato sottoposto al vaglio di ammissibilità da parte della Settima Sezione Penale della Corte.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con una decisione netta, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso proposto totalmente inammissibile. Questa declaratoria non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a un livello preliminare, quello dei requisiti formali e sostanziali dell’atto stesso. La conseguenza diretta per il ricorrente è stata duplice: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per i casi di impugnazioni temerarie o inammissibili.
Le Motivazioni: Analisi di un Ricorso Inammissibile
Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni addotte dai Giudici. La Corte ha rilevato che l’unico motivo di ricorso era stato articolato in termini “assolutamente generici” e caratterizzati da una palese “indeterminatezza”. Questo vizio, secondo l’ordinanza, costituisce una violazione diretta dei principi sanciti dall’articolo 581, comma 1, lettera c), del codice di procedura penale.
Cosa richiede questa norma? Essa impone che l’atto di impugnazione indichi specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono ogni richiesta. Nel caso di specie, il ricorrente non solo non ha indicato gli elementi alla base della sua censura, ma ha completamente ignorato la motivazione della sentenza impugnata. Invece di confrontarsi criticamente con le argomentazioni dei giudici d’appello, l’impugnante le ha semplicemente “pretermessse”, ovvero tralasciate.
La Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il ricorso non è un semplice atto di dissenso, ma deve essere un dialogo critico con la decisione che si intende contestare. È necessario smontare punto per punto il ragionamento del giudice precedente, evidenziandone gli errori di diritto o i vizi logici. Un ricorso che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza spiegare perché la motivazione della sentenza di appello sia sbagliata, è destinato a essere dichiarato inammissibile.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
L’ordinanza in esame è un monito importante per ogni difensore. La redazione di un atto di impugnazione richiede precisione, specificità e un’analisi approfondita della sentenza che si contesta. Ecco le principali implicazioni pratiche:
1. Specificità dei Motivi: Ogni motivo di ricorso deve essere autosufficiente, indicando chiaramente le norme violate e i passaggi della sentenza che si ritengono errati.
2. Confronto Critico: Non è sufficiente esprimere disaccordo. È obbligatorio analizzare la motivazione del provvedimento impugnato e spiegare perché è giuridicamente o logicamente fallace.
3. Conseguenze Economiche: Un ricorso generico non è solo inefficace, ma comporta anche costi significativi per l’assistito, che si vedrà condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. La superficialità nella redazione dell’atto si traduce in un danno concreto.
In sintesi, per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, l’impugnazione deve essere costruita come una critica puntuale e argomentata, non come una lamentela astratta e generica.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.
Perché il ricorso in questo caso è stato considerato generico?
Perché non indicava gli elementi specifici a fondamento della censura e, soprattutto, non si confrontava in alcun modo con le motivazioni della sentenza impugnata, ignorandole completamente.
Cosa richiede la legge per presentare un ricorso valido?
Secondo l’articolo 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale, un ricorso deve indicare in modo specifico le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che lo sostengono, evitando formulazioni generiche e indeterminate.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 212 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 212 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 03/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a NAPOLI il 15/12/1981
avverso la sentenza del 01/02/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME
considerato che l’unico motivo di ricorso è articolato in termini assolutamente generici per indeterminatezza in palese violazione dei principi sintetizzati nell’art. 581, comma 1, lett. c) cod. proc. pen. in quanto non indica gli elementi che sono alla base della censura formulata non confrontandosi in alcun modo con la motivazione della sentenza impugnata, che viene totalmente pretermessa e con cui, invece, l’impugnante avrebbe dovuto rapportarsi criticamente;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 3 dicembre 2024.