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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, confermando la condanna precedente. La decisione si basa sulla genericità dei motivi, che riproponevano questioni già valutate, e sull’applicazione del principio della “doppia conforme”, dove la sentenza d’appello si salda con quella di primo grado. Il ricorso è stato giudicato privo dei requisiti di specificità richiesti dalla legge.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Guida ai Requisiti di Specificità secondo la Cassazione

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma per accedervi è necessario rispettare requisiti formali e sostanziali molto stringenti. Un ricorso inammissibile non solo segna la fine del percorso processuale, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio dei motivi che portano a tale esito, sottolineando l’importanza della specificità dei motivi e il concetto di “doppia conforme”.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello, ha proposto ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si basavano su quattro punti principali: una presunta violazione di legge relativa alla nullità della sentenza, una critica alla correttezza della motivazione sulla responsabilità, un vizio di motivazione sull’elemento psicologico del reato e, infine, un’omessa considerazione nell’applicazione delle pene ai sensi dell’art. 133 del codice penale.

L’Ordinanza della Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i motivi presentati e li ha rigettati tutti, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una serie di principi procedurali consolidati che ogni avvocato deve conoscere per evitare di incorrere negli stessi errori.

Il Principio della “Doppia Conforme”

Il primo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato alla luce del principio della cosiddetta “doppia conforme”. Questo principio si applica quando la sentenza di appello conferma la decisione di primo grado, saldandosi con essa in un’unica struttura argomentativa. Se la Corte d’Appello utilizza gli stessi criteri di valutazione delle prove e fa richiami alla prima sentenza, le due decisioni costituiscono un unico corpo decisionale. Pertanto, criticare la seconda sentenza senza considerare adeguatamente la prima risulta inefficace.

La Genericità e Mancanza di Specificità dei Motivi

Il secondo e il quarto motivo sono stati giudicati generici. Il ricorso, infatti, si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già discusse e ritenute infondate dal giudice d’appello, senza confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata. L’articolo 581 del codice di procedura penale richiede che i motivi di ricorso siano specifici e indichino chiaramente gli elementi criticati, cosa che in questo caso non è avvenuta. Un motivo è generico quando non c’è correlazione tra le ragioni esposte nella decisione impugnata e quelle a fondamento dell’impugnazione stessa.

Il Divieto di Doglianze di Fatto in Cassazione

Il terzo motivo, relativo all’elemento psicologico del reato, è stato respinto perché costituito da mere “doglianze in punto di fatto”. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare i fatti del processo. Contestare la valutazione delle prove o la ricostruzione fattuale operata dai giudici di merito non è consentito in questa sede.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano sul rigoroso rispetto delle norme procedurali che regolano il giudizio di legittimità. L’inammissibilità deriva dalla mancanza di specificità dei motivi, che è un requisito essenziale per consentire al giudice dell’impugnazione di comprendere le critiche mosse alla sentenza e di esercitare il proprio sindacato. Riproporre argomenti già vagliati senza un confronto critico con la decisione d’appello trasforma il ricorso in un atto meramente formale e non in un reale strumento di giustizia. Inoltre, il tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda è contrario alla natura stessa del ruolo della Cassazione. La Corte ribadisce che il ricorso deve evidenziare vizi di legge o vizi logici manifesti della motivazione, non limitarsi a proporre una diversa interpretazione dei fatti.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito sull’importanza di redigere ricorsi per Cassazione che siano tecnicamente ineccepibili. La dichiarazione di ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, in questo caso quantificata in 3.000 euro. Questo provvedimento riafferma che il ricorso in Cassazione non è una terza istanza di merito, ma un rimedio straordinario volto a garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle regole processuali. La specificità, la pertinenza e la coerenza argomentativa sono i pilastri su cui si deve fondare ogni impugnazione per avere una possibilità di successo.

Per quali ragioni principali il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per più motivi: era manifestamente infondato in relazione al principio della “doppia conforme”, i motivi erano generici poiché riproponevano questioni già trattate in appello, alcune contestazioni erano mere doglianze in punto di fatto non ammesse in sede di legittimità, e mancavano i requisiti di specificità richiesti dall’art. 581 cod. proc. pen.

Cosa si intende per “doppia conforme” nel contesto di questa ordinanza?
Si ha “doppia conforme” quando la sentenza d’appello, nella sua struttura argomentativa, si salda con quella di primo grado, richiamandola o adottando gli stessi criteri di valutazione delle prove. In tal caso, le due sentenze vengono lette come un unico corpo decisionale, rendendo più difficile contestarne la logicità.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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