LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della totale genericità del motivo di appello. L’imputato, condannato per reati relativi a porto d’armi e uso di segni distintivi contraffatti, aveva presentato un ricorso lamentando vizi di motivazione senza però specificarli. Di conseguenza, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro alla cassa delle ammende, a sottolineare l’importanza della specificità nei ricorsi legali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione sanziona la genericità dei motivi

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non è sufficiente esprimere un generico dissenso verso una sentenza. È necessario articolare motivi specifici, chiari e pertinenti. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile, sottolineando come la vaghezza delle contestazioni porti non solo al rigetto, ma anche a sanzioni economiche. Questo caso serve da monito sull’importanza del rigore tecnico nella redazione degli atti di impugnazione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale di Genova per reati previsti dagli articoli 4 della Legge 110/75 (in materia di armi) e 497-ter del codice penale (possesso e uso illecito di segni distintivi). La Corte di Appello di Genova, in un secondo momento, aveva parzialmente riformato la sentenza, riducendo la pena a un anno e nove mesi di reclusione. Nonostante la riduzione di pena, l’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione.

Il Ricorso dell’imputato: una critica generica

Il fulcro della questione portata dinanzi alla Suprema Corte risiedeva nell’unico motivo di ricorso presentato. Il difensore lamentava una presunta “mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione” della sentenza d’appello. Tuttavia, questa critica è rimasta a un livello puramente astratto e generico. L’atto di impugnazione non specificava in alcun modo in quali punti la motivazione della Corte di Appello sarebbe stata carente o illogica, né forniva argomenti a sostegno di tale affermazione.

La Decisione della Corte: il ricorso inammissibile e le sue conseguenze

La Corte di Cassazione ha liquidato rapidamente il caso, dichiarando il ricorso inammissibile perché “manifestamente infondato”. I giudici hanno evidenziato come il motivo di doglianza fosse “privo della benchè minima specificità”. In pratica, l’appello era talmente vago da non permettere nemmeno di comprendere quale aspetto della decisione precedente si intendesse contestare. Questo difetto procedurale ha impedito alla Corte di entrare nel merito della questione.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è netta e si basa su un principio cardine della procedura penale: l’autosufficienza e la specificità dei motivi di ricorso. Non è compito del giudice interpretare o integrare le lamentele dell’appellante. Chi impugna una sentenza ha l’onere di indicare con precisione le ragioni di fatto e di diritto che la rendono errata. In questo caso, la totale assenza di specificità ha reso il ricorso un atto processuale inutile. Di conseguenza, ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, all’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, citando una nota sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000), la Corte ha imposto il pagamento di una somma di 3.000 euro a favore della cassa delle ammende, giustificata dalla “evidente inammissibilità” che denota una colpa nella proposizione del ricorso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque operi nel diritto: la precisione è essenziale. Un ricorso presentato senza argomentazioni specifiche è destinato al fallimento e comporta conseguenze economiche negative per l’assistito. La decisione non solo conferma la condanna precedente, ma aggiunge l’onere delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Funge da severo promemoria per i professionisti legali sulla necessità di redigere atti di impugnazione solidi, dettagliati e giuridicamente fondati, evitando critiche astratte e non circostanziate che non hanno alcuna possibilità di accoglimento.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato “inammissibile”?
Significa che il ricorso non viene esaminato nel merito perché non rispetta i requisiti formali o procedurali previsti dalla legge. In questo caso specifico, la causa è stata la totale mancanza di specificità dei motivi presentati.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla cassa delle ammende?
La condanna al pagamento di una somma alla cassa delle ammende è una sanzione prevista dall’art. 616 c.p.p. quando un ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte ha applicato tale sanzione perché ha ritenuto l’inammissibilità “evidente”, implicando che il ricorso è stato proposto con colpa, essendo palesemente infondato e generico.

Qual è il requisito fondamentale per un motivo di ricorso in Cassazione secondo questa ordinanza?
Il requisito fondamentale, come evidenziato dall’ordinanza, è la specificità. Il ricorrente deve indicare in modo chiaro e preciso quali sono gli errori di diritto o i vizi logici della sentenza impugnata, e non può limitarsi a una critica generica e astratta della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati