Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 29083 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 29083 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 08/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a ROMA il 08/04/1994
avverso la sentenza del 16/12/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
1. Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Roma ha confermato la sentenza del
Tribunale di Velletri del 6 novembre 2023, con la quale COGNOME NOME era stato condannato alla pena di anni due e mesi due di reclusione, in relazione ai reati di cui agli artt. 590 bis comm
e 590 ter c.p.
2. L’imputato, a mezzo del proprio difensore, ricorre per Cassazione avverso la sentenza della Corte di appello, lamentando estinzione del reato per intervenuta prescrizione
contraddittoria e manifesta illogicità della motivazione.
3. Il ricorso è inammissibile ,
Ai reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019 si applica la disciplina previst dalla legge 23 giugno 2017, n. 103 (cd. riforma Orlando), posto che il criterio della legge p
favorevole stabilito all’art. 2, comma quarto, cod. pen. assume come termini di raffronto sospensione del decorso della prescrizione di cui all’art. 159, comma secondo, cod. pen., nel
testo previsto dall’art. 11, lett. b), legge cit. e l’art. 161-bis cod. pen., introdotto dall settembre 2021, n. 134 (SU, n.20989 del 2/12/2024, dep. 2025, COGNOME). Ne consegue che il reato, commesso il 17 ottobre 1017, non è prescritto. Nel resto, il motivo di ricorso assolutamente privo di specificità, prospettando deduzioni generiche e prive delle ragioni d diritto e dei dati di fatto che sorreggono la richiesta. Va rammentato che l’impugnazione inammissibile per genericità dei motivi se manca ogni indicazione della correlazione tra le ragio argomentate dalla decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell’atto di impugnazione, che non può ignorare le affermazioni del provvedimento censurato, senza cadere nel vizio di aspecificità (Sez. 4, n. 34270 del 03/07/2007, Rv. 236945, COGNOME; Sez. U, n. 8825 del 27/10/2016, Rv. 268822, COGNOME).
Per tali ragioni, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, non sussistendo ipotesi di esonero, al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in euro tremila, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila alla Cassa delle ammende. Così deciso in Roma 1’8 luglio 2025;