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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi di appello sono stati ritenuti generici e non specifici. L’ordinanza sottolinea che l’impugnazione non contestava adeguatamente le argomentazioni della sentenza precedente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e l’Obbligo di Motivi Specifici

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede rigore e precisione. Un ricorso inammissibile rappresenta un ostacolo insormontabile, che impedisce alla Corte di esaminare il caso nel merito. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio di quando e perché un ricorso viene respinto per la sua genericità, con importanti conseguenze per il ricorrente. Vediamo nel dettaglio cosa è successo e quali principi legali sono stati applicati.

I Fatti alla Base della Decisione

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione dei giudici di secondo grado, ha deciso di impugnarla dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione, affidando a quest’ultima il compito di riesaminare la legittimità del provvedimento.

Tuttavia, l’esito del giudizio di legittimità non è stato quello sperato dal ricorrente. La Corte ha infatti bloccato l’iter processuale sul nascere, senza entrare nel cuore della questione.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza dell’8 aprile 2025, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non significa che la Corte abbia dato ragione o torto nel merito alla sentenza impugnata, ma semplicemente che l’atto di ricorso non possedeva i requisiti minimi richiesti dalla legge per poter essere esaminato.

La conseguenza diretta di tale declaratoria è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: la Genericità dei Motivi di Ricorso

Il fulcro della decisione risiede nelle motivazioni addotte dalla Corte. Secondo i giudici, il motivo proposto dal ricorrente era ‘manifestamente inammissibile’ ai sensi dell’articolo 591, comma 1, lettera c), del codice di procedura penale. Le ragioni di questa valutazione sono state chiaramente esplicitate: il ricorso era ‘del tutto generico e aspecifico’.

In pratica, l’atto di impugnazione non specificava in modo puntuale le ragioni di doglianza, sia in punto di fatto che di diritto. Il ricorrente si era limitato a una critica generale, senza confrontarsi in modo adeguato con le argomentazioni logico-giuridiche sviluppate nella sentenza della Corte d’Appello. La Corte ha ribadito che la sentenza impugnata aveva, al contrario, giustificato in modo coerente e privo di vizi logici sia il riconoscimento della responsabilità penale dell’imputato sia la congruità della pena inflitta.

Le Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: chi impugna una sentenza ha l’onere di presentare critiche specifiche, pertinenti e dettagliate. Non è sufficiente una generica contestazione, ma è necessario ‘dialogare’ con la motivazione del provvedimento che si intende censurare, evidenziandone le presunte falle logiche o giuridiche.

La declaratoria di inammissibilità comporta, come previsto dalla legge, conseguenze economiche significative. La condanna al pagamento delle spese processuali e della somma a favore della Cassa delle ammende non è una sanzione accessoria, ma una conseguenza diretta della presentazione di un’impugnazione priva dei requisiti essenziali. La Corte, citando una storica sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000), conferma che non sussistono ragioni per esonerare il ricorrente da tali oneri, consolidando un orientamento giurisprudenziale volto a disincentivare ricorsi dilatori o palesemente infondati.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile, come nel caso di specie, quando i motivi presentati sono considerati del tutto generici e aspecifici, non specificando le ragioni di critica in fatto e in diritto e non confrontandosi adeguatamente con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

A quanto ammontava la somma da versare alla Cassa delle ammende in questo caso specifico?
In questo caso, la Corte di Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento della somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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