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Ricorso inammissibile: quando l’appello è apparente

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché proposto contro una sentenza d’appello le cui motivazioni non erano ancora state depositate. La Corte ha stabilito che tale vizio procedurale impedisce la formazione di un valido rapporto di impugnazione, rendendo impossibile rilevare la prescrizione del reato maturata successivamente alla sentenza impugnata. L’appello viene quindi definito ‘apparente’ e privo di fondamento.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: non è possibile impugnare una sentenza se le sue motivazioni non sono state ancora depositate. Un atto di questo tipo rende il ricorso inammissibile, trasformandolo in un’impugnazione meramente ‘apparente’ e precludendo la possibilità di far valere cause di estinzione del reato come la prescrizione. Analizziamo insieme questa importante ordinanza.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte di Appello di Palermo, che aveva confermato la responsabilità penale di un imputato per un illecito previsto dal D.P.R. 570/60, rideterminando unicamente la pena. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione lamentando principalmente due aspetti: l’intervenuta prescrizione del reato e presunti vizi di motivazione della sentenza di secondo grado.

Tuttavia, emergeva un dettaglio procedurale decisivo: il ricorso era stato presentato prima che la Corte d’Appello depositasse le motivazioni della sua decisione. Di conseguenza, le critiche alla motivazione si basavano esclusivamente sulle valutazioni del giudice di primo grado, non potendo l’imputato conoscere le argomentazioni della Corte territoriale.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza mezzi termini. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui un’impugnazione proposta unicamente per far valere la prescrizione maturata dopo la sentenza impugnata è inammissibile se priva di altre valide doglianze. Nel caso di specie, la critica alla motivazione era manifestamente infondata, poiché rivolta a un testo, quello delle motivazioni d’appello, non ancora esistente al momento della proposizione del ricorso. Questo vizio radicale ha impedito la formazione di un valido rapporto processuale di impugnazione.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato il suo ragionamento su due pilastri concettuali strettamente connessi: l’apparenza del ricorso e l’impossibilità di rilevare la prescrizione.

L’impugnazione di una Sentenza non Motivata

Il primo punto, dirimente, riguarda l’impossibilità logica e giuridica di criticare una motivazione non ancora conosciuta. Un ricorso che lamenta vizi motivazionali di una sentenza non ancora depositata è, secondo la Corte, ‘apparente’. Manca l’oggetto stesso della critica, rendendo la doglianza manifestamente infondata. Questo vizio originario contamina l’intero atto di impugnazione, rendendolo inidoneo a superare il vaglio preliminare di ammissibilità.

Prescrizione e Inammissibilità: un Legame Indissolubile

Il secondo pilastro è una diretta conseguenza del primo. La giurisprudenza delle Sezioni Unite della Cassazione è costante nell’affermare che la causa di estinzione del reato per prescrizione, maturata dopo la sentenza di appello, non può essere rilevata se il ricorso per cassazione è inammissibile. L’inammissibilità dell’atto di impugnazione ‘cristallizza’ la situazione processuale al momento della decisione impugnata, precludendo al giudice di legittimità di esaminare eventi successivi, come il decorso del termine di prescrizione. Nel caso specifico, la prescrizione era maturata dopo la pronuncia della Corte d’Appello ma prima della decisione della Cassazione; tuttavia, essendo il ricorso viziato da inammissibilità originaria, tale circostanza è divenuta irrilevante.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante monito sulla tecnica e la tempistica delle impugnazioni penali. Proporre un ricorso prima del deposito delle motivazioni, specialmente se le critiche si concentrano proprio su di esse, equivale a presentare un atto processuale ‘vuoto’, destinato a essere dichiarato inammissibile. Tale inammissibilità ha conseguenze gravi, tra cui l’impossibilità di beneficiare di cause estintive del reato come la prescrizione. La decisione conferma la necessità di un approccio rigoroso e attento alle regole procedurali, la cui violazione può vanificare le strategie difensive e portare a conseguenze pregiudizievoli per l’imputato, inclusa la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile impugnare una sentenza penale prima che le sue motivazioni siano state depositate?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un ricorso proposto prima del deposito delle motivazioni è manifestamente infondato, in quanto critica argomentazioni non ancora esistenti, rendendo l’atto di impugnazione ‘apparente’.

Se il reato si prescrive dopo la sentenza d’appello, un ricorso inammissibile permette di far valere la prescrizione?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, se il ricorso per cassazione è inammissibile per motivi originari (come la manifesta infondatezza), la Corte non può dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata successivamente alla decisione impugnata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per l’imputato?
La dichiarazione di inammissibilità non solo impedisce l’esame nel merito dei motivi di ricorso, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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