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Ricorso inammissibile: quando l’accordo è valido

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una sentenza basata su un accordo tra le parti in appello. L’impugnazione è stata respinta per la sua genericità, non avendo la difesa fornito motivazioni specifiche sulla non congruità della pena concordata, confermando la condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Patteggiamento in Appello

Nel sistema processuale penale italiano, l’istituto del concordato sui motivi di appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’ (art. 599-bis c.p.p.), rappresenta uno strumento per deflazionare il carico giudiziario, permettendo alle parti di accordarsi sulla pena. Tuttavia, un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti per impugnare tale accordo, stabilendo che un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile di una contestazione generica. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Napoli, la quale, accogliendo una richiesta concorde delle parti, aveva ridotto la pena a carico di un imputato. Previa rinuncia ai motivi di appello originari, le parti avevano concordato una pena finale di tre anni di reclusione e 600,00 euro di multa.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per Cassazione. Il motivo del ricorso era un presunto ‘vizio di motivazione’ da parte della Corte di Appello riguardo al controllo sulla legalità della pena concordata. In sostanza, la difesa sosteneva che i giudici di secondo grado non avessero adeguatamente motivato la congruità della sanzione patteggiata.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio chiaro: la motivazione della sentenza impugnata aveva esplicitamente accolto la pena nella misura concordata, valutandola come congrua. Il ricorso della difesa, al contrario, è stato giudicato generico e privo di fondamento.

La Corte ha sottolineato che la difesa non aveva in alcun modo illustrato le ragioni specifiche per le quali la pena concordata non sarebbe risultata congrua nel caso concreto. Di fronte a un accordo tra accusa e difesa, il giudice d’appello è tenuto a verificare la correttezza del calcolo e la congruità della pena, ma una volta effettuata tale valutazione, spetta a chi impugna dimostrare in modo specifico e argomentato l’eventuale illegalità o manifesta sproporzione della sanzione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni dell’ordinanza si concentrano sulla natura dell’accordo previsto dall’art. 599-bis c.p.p. e sui limiti del sindacato di legittimità. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare il merito della congruità della pena, ma di verificare la legalità della decisione e la logicità della motivazione del giudice inferiore.

Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva dato atto dell’accordo e lo aveva ratificato, implicitamente ed esplicitamente ritenendolo congruo. Il ricorrente, per superare la barriera dell’ammissibilità, avrebbe dovuto presentare argomenti solidi e specifici, evidenziando, ad esempio, un errore di diritto nel calcolo della pena o una sua manifesta irragionevolezza. La semplice affermazione di un ‘vizio di motivazione’, senza ulteriori dettagli, non è sufficiente a innescare una valutazione da parte della Suprema Corte.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale: l’accordo sulla pena in appello è un atto processuale serio con conseguenze vincolanti. Chi vi aderisce non può successivamente contestarlo con motivi generici e astratti. La conseguenza di un ricorso inammissibile, come previsto dall’art. 616 c.p.p., è severa: la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, in questo caso fissata in quattromila euro.

In conclusione, per gli operatori del diritto, questa ordinanza serve da monito: l’impugnazione di una sentenza basata su un accordo deve essere fondata su vizi specifici e chiaramente argomentati. In assenza di tali elementi, il ricorso non solo non avrà successo, ma comporterà anche un ulteriore onere economico per l’assistito.

È possibile impugnare una sentenza emessa in appello sulla base di un accordo tra le parti?
Sì, ma l’impugnazione deve basarsi su motivi specifici e non generici. Come dimostra il caso, una semplice contestazione sulla congruità della pena senza argomentazioni dettagliate che ne dimostrino l’inadeguatezza o l’illegalità porta a un ricorso inammissibile.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la difesa non ha fornito alcuna ragione specifica per cui la pena concordata dovesse essere considerata non congrua. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta sufficiente, avendo essa accolto la pena concordata e valutata come adeguata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle Ammende. In questo specifico caso, la somma è stata fissata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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