LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando la genericità costa caro

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché formulato in modo troppo generico. L’imputato, già condannato in due gradi di giudizio per reati legati agli stupefacenti, non ha specificato le critiche alla sentenza d’appello. La conseguenza è la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Genericità si Paga Cara

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e specificità. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci ricorda che un ricorso inammissibile perché generico non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi lo propone. Il caso in esame riguarda un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti, il cui tentativo di contestare la sentenza d’appello si è scontrato con i rigorosi requisiti formali del giudizio di legittimità.

I fatti del processo

La vicenda processuale ha origine con la condanna di un soggetto da parte del Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Trani per violazione dell’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/1990, una norma che punisce i casi di minore gravità nel traffico di sostanze stupefacenti. La sentenza di primo grado è stata successivamente confermata integralmente dalla Corte d’Appello di Bari.

L’imputato, non rassegnato alla doppia condanna conforme, ha deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione. Attraverso il suo difensore, ha lamentato una presunta mancanza di motivazione e l’illogicità della stessa, sia per quanto riguarda la determinazione della pena, sia per l’affermazione della sua responsabilità penale.

Analisi della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso e li ha giudicati del tutto inadeguati. Il ricorrente, infatti, si era limitato a formulare critiche astratte e generiche. Nell’atto di impugnazione si affermava che la Corte d’Appello avrebbe “omesso di approfondire i temi di cui è causa” e avrebbe fornito una “esposizione contraddittoria delle risultanze probatorie non assolutamente conciliabili”.

Secondo i giudici di legittimità, queste affermazioni costituiscono una doglianza non sufficientemente specifica. Manca, infatti, qualsiasi riferimento concreto alla sentenza impugnata; non vengono indicati i passaggi specifici della motivazione che si intendono criticare, né le ragioni precise per cui sarebbero illogici o contraddittori. Un ricorso così formulato si traduce in una critica vaga che non permette alla Corte di svolgere il proprio ruolo di controllo sulla corretta applicazione della legge.

Le motivazioni

La motivazione della declaratoria di inammissibilità si fonda su un principio cardine del processo penale: i motivi di ricorso per cassazione devono essere specifici e non possono limitarsi a una generica riproposizione di argomenti già vagliati o a una critica astratta della decisione impugnata. La Corte ha sottolineato come, nel caso di specie, la responsabilità dell’imputato fosse stata già confermata da due gradi di giudizio con un “doppio accertamento conforme”, rendendo ancora più necessario un approccio critico puntuale e dettagliato, che nel ricorso è totalmente mancato.

La semplice lettura della sentenza d’appello, secondo la Cassazione, smentiva l’assunto del ricorrente, poiché la Corte territoriale aveva chiaramente esposto le ragioni della sua decisione. Pertanto, il ricorso è stato considerato un tentativo pretestuoso di rimettere in discussione il merito della vicenda, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

Le conclusioni

Sulla base di queste considerazioni, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. In applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, e richiamando una nota sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000), la Suprema Corte ha stabilito che l’inammissibilità era dovuta a colpa del ricorrente. Non sono emersi elementi per ritenere che l’impugnazione fosse stata proposta senza colpa. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione ribadisce con forza che l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con serietà e rigore, e che l’abuso dello strumento processuale attraverso impugnazioni generiche e infondate comporta sanzioni economiche concrete.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché basato su una doglianza non sufficientemente specifica. Il ricorrente si è limitato a critiche generiche e astratte senza fare alcun riferimento concreto ai passaggi della sentenza impugnata per motivare le proprie censure.

Qual è la conseguenza economica della dichiarazione di inammissibilità?
La conseguenza diretta, prevista dall’art. 616 del codice di procedura penale, è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma, in questo caso fissata in 3.000,00 euro, in favore della Cassa delle ammende.

Cosa significa che la responsabilità penale era stata oggetto di un ‘doppio accertamento conforme’?
Significa che sia il giudice di primo grado (Tribunale) sia quello di secondo grado (Corte d’Appello) avevano raggiunto la stessa conclusione sulla colpevolezza dell’imputato, confermando la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove. Questo rende la decisione più solida e richiede, in caso di ricorso, critiche ancora più puntuali e specifiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati