LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato e generico. Gli appellanti contestavano la motivazione della sentenza di condanna e il diniego delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha ribadito di non poter riesaminare i fatti e ha sottolineato che l’inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza impedisce di dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha offerto importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità del ricorso, ribadendo i confini del proprio giudizio e le severe conseguenze di un ricorso inammissibile. Il caso analizzato riguarda un’impugnazione presentata da tre imputati avverso una sentenza di condanna della Corte d’Appello, fondata su due motivi principali: il vizio di motivazione della sentenza e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. La Suprema Corte ha respinto entrambe le doglianze, dichiarando i ricorsi inammissibili per manifesta infondatezza e genericità.

I Fatti del Processo e i Motivi del Ricorso

Il procedimento trae origine da un ricorso presentato da tre persone condannate in secondo grado. La loro difesa si basava su due argomentazioni centrali. In primo luogo, si lamentava un vizio di motivazione ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. e), del codice di procedura penale. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello, nel ribaltare una precedente sentenza assolutoria di primo grado, non avesse motivato adeguatamente la propria decisione. Tuttavia, questa censura è stata presentata in termini generici, senza indicare specifici elementi probatori (dichiarazioni o documenti) che sarebbero stati travisati o mal interpretati.

In secondo luogo, si contestava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, sostenendo che la Corte d’Appello avesse negato il beneficio senza fornire una spiegazione adeguata delle ragioni.

La Decisione della Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione impugnata. La sentenza sottolinea un principio fondamentale del nostro ordinamento: la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è quello di riesaminare i fatti o di offrire una diversa interpretazione delle prove, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Tentare di sottoporre alla Corte una nuova valutazione del compendio probatorio si traduce in una richiesta inammissibile, poiché trasformerebbe la Cassazione in un terzo grado di giudizio di fatto.

Analisi sul vizio di motivazione

La Corte ha qualificato il primo motivo come manifestamente infondato e generico. La difesa non aveva indicato in modo specifico e dettagliato quali fossero i punti salienti delle dichiarazioni o dei documenti che avrebbero dovuto portare a una conclusione diversa. Un ricorso, per essere ammissibile, non può limitarsi a una critica generica della valutazione probatoria del giudice di merito, ma deve individuare precise contraddizioni o illogicità manifeste nel ragionamento del giudice. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta adeguata, logica e coerente, priva di quei vizi che avrebbero potuto giustificare un annullamento.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche e il ricorso inammissibile

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che, per negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche, non è necessario che il giudice analizzi in modo dettagliato tutti gli elementi favorevoli e sfavorevoli. È sufficiente che la motivazione si concentri sugli elementi ritenuti decisivi. Nel caso in esame, la Corte d’Appello aveva evidenziato la presenza di indici sfavorevoli nella condotta degli imputati e l’assenza di elementi positivi di pari valenza. La Suprema Corte ha confermato questo orientamento, affermando che il mancato riconoscimento delle attenuanti può essere legittimamente giustificato anche solo con l’assenza di elementi di segno positivo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su consolidati principi giurisprudenziali. Per quanto riguarda il vizio di motivazione, viene ribadito che non sono ammissibili censure che mirano a ottenere una diversa valutazione delle prove o una ricostruzione dei fatti alternativa a quella del giudice di merito. Il controllo della Cassazione è limitato alla verifica della mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione, vizi che non sono stati riscontrati nella sentenza impugnata.

Per quanto concerne le attenuanti generiche, la Corte ha applicato il principio secondo cui il giudice di merito ha un ampio potere discrezionale nella valutazione. È sufficiente che faccia riferimento agli elementi ritenuti prevalenti e decisivi per la sua decisione, senza dover prendere in considerazione ogni singolo dettaglio dedotto dalle parti. L’assenza di elementi positivi è una ragione di per sé valida per negare il beneficio.

Le Conclusioni

Le conclusioni della sentenza sono di grande rilevanza pratica. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle Ammende. Ma la conseguenza più significativa, evidenziata dalla Corte stessa, è un’altra: l’inammissibilità del ricorso dovuta a manifesta infondatezza dei motivi impedisce la formazione di un valido rapporto di impugnazione. Questo, a sua volta, preclude alla Corte di Cassazione la possibilità di rilevare e dichiarare cause di non punibilità, come la prescrizione del reato, anche se maturate successivamente alla sentenza impugnata. In sostanza, un ricorso presentato in modo generico o palesemente infondato non solo è destinato al fallimento, ma cristallizza la condanna e impedisce all’imputato di beneficiare dell’eventuale estinzione del reato per il decorso del tempo.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso manifestamente infondati e generici. La difesa non ha specificato i vizi di motivazione in modo dettagliato e ha tentato di ottenere una nuova valutazione dei fatti, un compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

È sufficiente che un giudice non trovi elementi positivi per negare le attenuanti generiche?
Sì. Secondo la sentenza, il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche può essere legittimamente giustificato con la semplice assenza di elementi o circostanze di segno positivo, senza che il giudice debba analizzare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole.

Qual è la conseguenza più grave di un ricorso inammissibile per manifesta infondatezza?
Oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle Ammende, la conseguenza più grave è che tale inammissibilità preclude alla Corte la possibilità di dichiarare cause di non punibilità, come la prescrizione del reato, anche se questa fosse nel frattempo maturata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati