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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12565/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile, ribadendo principi fondamentali della procedura penale. L’impugnazione è stata rigettata perché i motivi erano generici, miravano a una nuova valutazione dei fatti – compito precluso alla Corte di legittimità – e contestavano il diniego di attenuanti generiche in modo infondato. La decisione sottolinea che un ricorso per essere accolto deve evidenziare vizi di legge o illogicità manifeste, non limitarsi a proporre una diversa lettura delle prove. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Guida Definitiva dalla Cassazione

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è un’opportunità per ridiscutere l’intera vicenda. La recente ordinanza n. 12565 del 2024 della Suprema Corte offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato, delineando i confini invalicabili del giudizio di legittimità. Questo provvedimento è una lezione fondamentale su cosa non fare quando si decide di impugnare una sentenza di condanna.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. L’imputato, ritenendosi ingiustamente condannato, decideva di proporre ricorso per Cassazione, affidando le sue speranze a due specifici motivi di doglianza. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, ma l’esito è stato ben diverso.

Analisi dei Motivi del Ricorso Inammissibile

Il ricorso si fondava su due pilastri che, tuttavia, la Corte ha giudicato fragili e non conformi ai requisiti di legge. Vediamoli nel dettaglio.

Primo Motivo: La Critica Generica alla Motivazione

Il primo motivo di ricorso contestava la correttezza della motivazione con cui i giudici di merito avevano affermato la responsabilità penale dell’imputato. Tuttavia, la critica non evidenziava un errore di diritto o un’illogicità manifesta e macroscopica. Al contrario, tendeva a proporre una diversa interpretazione delle prove e una ricostruzione alternativa dei fatti. Il ricorrente, in sostanza, chiedeva alla Cassazione di fare ciò che per legge non può fare: un nuovo processo. La Corte ha etichettato questo motivo come privo di “concreta specificità” e volto a una “rivalutazione delle fonti probatorie”, attività estranea al sindacato di legittimità.

Secondo Motivo: Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Con il secondo motivo, il ricorrente si doleva del mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Anche questa doglianza è stata giudicata “manifestamente infondata”. La Cassazione ha richiamato la sua giurisprudenza consolidata, secondo cui il giudice di merito, nel negare le attenuanti, non è obbligato a prendere in esame ogni singolo elemento potenzialmente favorevole. È infatti sufficiente che motivi la sua decisione facendo riferimento agli elementi negativi ritenuti decisivi o, semplicemente, all’assenza di elementi positivi meritevoli di considerazione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata, rendendo la critica del ricorrente sterile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha riaffermato con forza la natura e i limiti del proprio giudizio. Ha chiarito che non sono ammesse censure che riguardano la “persuasività”, l'”adeguatezza” o la “mancanza di rigore” della motivazione, a meno che non si traduca in una palese illogicità. Il tentativo di sollecitare una “differente comparazione dei significati da attribuire alle diverse prove” è destinato a fallire.

La decisione si basa sul principio cardine che distingue il giudizio di merito (primo grado e appello), dove si accertano i fatti, dal giudizio di legittimità (Cassazione), dove si controlla solo la corretta applicazione della legge. Pertanto, ogni motivo di ricorso che, direttamente o indirettamente, invita la Suprema Corte a riesaminare le prove e a sostituire la propria valutazione a quella dei giudici precedenti è, per definizione, inammissibile.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per un Ricorso Efficace

L’ordinanza in commento è un monito per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Un ricorso efficace non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi difensive, né un generico lamento sull’ingiustizia della sentenza. Deve essere un atto tecnico, preciso e chirurgico, capace di individuare specifici vizi di legge o difetti di motivazione così gravi da risultare manifestamente illogici. In mancanza di tali requisiti, l’esito è segnato: il ricorso inammissibile non solo viene respinto, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso.

Per quali motivi un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile se è privo di specificità, se tende a una rivalutazione dei fatti e delle prove (che spetta ai giudici di merito) invece di contestare violazioni di legge, o se le critiche alla motivazione non evidenziano una illogicità manifesta e decisiva.

È sufficiente criticare genericamente la persuasività di una sentenza per avere successo in Cassazione?
No, la Corte ha stabilito che doglianze generiche sulla persuasività, adeguatezza o mancanza di rigore della motivazione non sono consentite. Il ricorso deve individuare vizi specifici e decisivi, come travisamenti di prove o illogicità palesi nel ragionamento del giudice.

Come deve motivare un giudice il diniego delle attenuanti generiche?
Secondo la giurisprudenza consolidata citata nell’ordinanza, per negare le attenuanti generiche non è necessario che il giudice analizzi tutti gli elementi favorevoli e sfavorevoli. È sufficiente che fornisca un congruo riferimento agli elementi negativi ritenuti decisivi o all’assenza di elementi positivi per giustificare la sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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