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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. Il ricorso è stato ritenuto infondato, in quanto il Tribunale non è tenuto ad attendere l’istruttoria dell’U.E.P.E. La Corte ha confermato che la buona condotta agli arresti domiciliari non invalida la scelta di tale misura per contenere il rischio di recidiva. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione chiarisce i poteri del Tribunale di Sorveglianza

L’ordinanza in esame offre importanti spunti sulla valutazione del ricorso inammissibile nel contesto dell’esecuzione penale. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha respinto l’appello di un condannato contro il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza, delineando i confini dell’istruttoria e i criteri di valutazione del pericolo di recidiva.

I Fatti del Caso

Un soggetto, nato nel 1962, proponeva ricorso in Cassazione avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Brescia. Il ricorrente contestava la decisione del Tribunale, sollevando due questioni principali:
1. La mancata attesa, da parte del Tribunale, del completamento di un’istruttoria da parte dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (U.e.p.e.), il quale aveva richiesto un rinvio.
2. Una presunta valutazione illogica di una relazione di polizia che attestava la buona condotta del condannato durante il periodo di arresti domiciliari.

Il ricorrente sosteneva che questi elementi avrebbero dovuto portare a una decisione diversa da parte del Tribunale di Sorveglianza.

La Decisione della Corte e la natura del ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa pronuncia significa che i giudici non sono entrati nel merito delle richieste del ricorrente, in quanto l’appello stesso è stato ritenuto privo dei presupposti necessari per essere esaminato. La conseguenza diretta di tale decisione è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni giuridiche precise e consolidate.

In primo luogo, i giudici hanno chiarito che il Tribunale di Sorveglianza non ha alcun obbligo di attendere il completamento delle indagini dell’U.e.p.e. né di accogliere una richiesta di rinvio proveniente da tale ufficio. La ragione è di natura procedurale: l’U.e.p.e. svolge un ruolo di supporto e di indagine, ma non è una “parte processuale” formale. Pertanto, le sue istanze non sono vincolanti per l’organo giudicante, che mantiene la piena autonomia decisionale.

In secondo luogo, la Corte ha affrontato la questione della relazione di polizia. Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, i giudici hanno ritenuto che la buona condotta tenuta agli arresti domiciliari non rendesse affatto illogica la motivazione del Tribunale. Anzi, secondo la Cassazione, tale comportamento è perfettamente coerente con l’idoneità della misura della detenzione domiciliare a contenere efficacemente il pericolo di recidiva. In altre parole, il fatto che il condannato rispetti le regole non significa che il rischio di futuri reati sia scomparso, ma piuttosto che la misura applicata sta funzionando correttamente.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce due principi fondamentali nella procedura di esecuzione penale. Primo, l’autonomia del Tribunale di Sorveglianza nelle sue valutazioni, che non sono subordinate alle tempistiche o alle richieste di uffici ausiliari come l’U.e.p.e. Secondo, la corretta interpretazione del comportamento del condannato durante l’esecuzione di una misura: la buona condotta è un elemento positivo, ma non cancella automaticamente il giudizio prognostico negativo sul pericolo di recidiva che ha portato all’applicazione della misura stessa. Per i ricorrenti, questa decisione serve da monito: un ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi logici o giuridici concreti e dimostrabili, non su una diversa interpretazione dei fatti, altrimenti il rischio è una dichiarazione di inammissibilità con conseguente condanna alle spese.

Un Tribunale di Sorveglianza è obbligato a rinviare una decisione se l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (U.e.p.e.) lo richiede?
No. Secondo la Corte, il Tribunale non ha alcun obbligo di attendere il completamento dell’istruttoria dell’U.e.p.e. o di accogliere una sua richiesta di rinvio, poiché tale ufficio non è una parte processuale.

La buona condotta durante gli arresti domiciliari dimostra l’insussistenza del pericolo di recidiva?
No. La Corte ha stabilito che la buona condotta non rende illogica la decisione del Tribunale, ma, al contrario, è coerente con la valutazione che la detenzione domiciliare sia una misura idonea a contenere il pericolo di recidiva.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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