LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando impugnare la decisione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché proposto contro il solo dispositivo di quattro ordinanze cautelari, senza attendere il deposito delle motivazioni. La Corte sottolinea che l’impugnazione deve riguardare il provvedimento completo, come previsto dal codice di procedura penale, e condanna il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Errore di Impugnare il Dispositivo senza Motivazioni

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento procedurale: presentare un ricorso inammissibile è un rischio concreto quando si agisce d’impulso, senza attendere il deposito delle motivazioni del giudice. L’ordinanza in esame evidenzia come l’impugnazione del solo dispositivo di una decisione, ovvero la parte finale letta in udienza, non sia sufficiente per radicare validamente un giudizio di legittimità. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia e le sue implicazioni pratiche.

Il Caso: Quattro Ordinanze Cautelari e un Unico Ricorso

Il caso trae origine dal ricorso presentato dalla difesa di un indagato avverso quattro distinte ordinanze emesse dal Tribunale di Palermo, in funzione di giudice del riesame e dell’appello cautelare. Tali provvedimenti riguardavano diverse misure cautelari, sia personali che reali, disposte nei confronti dell’indagato nell’ambito di un’indagine penale.

La difesa, con un unico atto, ha impugnato per cassazione i quattro dispositivi emessi in data 14 novembre 2024, senza attendere che il Tribunale depositasse le motivazioni complete a sostegno delle proprie decisioni. Si trattava, quindi, di un’azione legale basata esclusivamente sulla conoscenza della decisione finale, ma non delle ragioni giuridiche che l’avevano determinata.

La Decisione della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente inammissibile, fornendo una spiegazione chiara e fondata sulle norme del codice di procedura penale. Il fulcro della decisione risiede nella distinzione fondamentale tra il ‘dispositivo’ e il ‘provvedimento’ completo.

L’Impugnazione del ‘Solo Dispositivo’

Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: l’oggetto del ricorso per cassazione non può essere la mera decisione contenuta nel dispositivo, ma deve essere il provvedimento nella sua interezza, corredato dalla motivazione. Impugnare solo il dispositivo significa contestare una decisione ‘al buio’, senza poter articolare censure specifiche sulle argomentazioni logico-giuridiche seguite dal giudice precedente.

Il Principio dell’Art. 311 del Codice di Procedura Penale

La Corte ha richiamato l’articolo 311 del codice di procedura penale. Il comma 1 di tale articolo stabilisce che il dies a quo, cioè il giorno da cui partono i termini per impugnare, decorre ‘dalla comunicazione o dalla notificazione dell’avviso di deposito del provvedimento’. Questo passaggio normativo chiarisce inequivocabilmente che è necessario attendere il deposito formale delle motivazioni prima di poter agire. Inoltre, il comma 4 dello stesso articolo prevede che i motivi di ricorso debbano essere enunciati contestualmente all’atto di impugnazione, un’operazione logicamente impossibile se non si conoscono le ragioni della decisione che si intende criticare.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della Corte sono state lineari e rigorose. È stato evidenziato che gli atti processuali impugnati, pur avendo un contenuto decisorio, non erano autonomamente impugnabili nella loro forma di ‘solo dispositivo’. L’impugnazione è un rimedio giuridico che presuppone la conoscenza completa dell’atto che si contesta. L’ordinanza impugnata non era ancora un ‘provvedimento’ nel senso pieno del termine, ma solo una sua anticipazione. Di conseguenza, l’azione della difesa è stata giudicata prematura e, pertanto, inammissibile. L’inammissibilità ha comportato non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro, giustificata dalla ‘colpa ravvisabile’ nel determinare la causa di inammissibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza funge da monito fondamentale per gli operatori del diritto. L’impazienza o la fretta di contestare una decisione sfavorevole non devono mai prevalere sul rigore procedurale. La pronuncia ribadisce che per esercitare efficacemente il diritto di difesa attraverso l’impugnazione, è indispensabile attendere il deposito delle motivazioni. Solo l’analisi approfondita delle ragioni del giudice consente di formulare critiche pertinenti e fondate, evitando di incorrere in un ricorso inammissibile che comporta, oltre alla soccombenza, anche conseguenze economiche per il proprio assistito.

È possibile impugnare in Cassazione la sola parte decisionale (dispositivo) di un’ordinanza, senza attendere le motivazioni?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile. L’oggetto del ricorso deve essere il provvedimento completo di motivazione, non la mera decisione consacrata nel dispositivo letto in udienza.

Da quale momento decorrono i termini per presentare un ricorso contro un’ordinanza cautelare?
I termini per l’impugnazione decorrono ‘dalla comunicazione o dalla notificazione dell’avviso di deposito del provvedimento’, cioè dal momento in cui le motivazioni complete della decisione sono state depositate e rese note alle parti.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la giustizia senza rispettare i presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati