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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano generici e non specificavano le ragioni della presunta violazione di legge. A seguito della decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Specificità dei Motivi

L’ordinanza della Corte di Cassazione del 1° luglio 2025 offre un’importante lezione sulla redazione degli atti giudiziari, ribadendo un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della genericità dei motivi di impugnazione. Questo caso dimostra come la mancanza di specificità nelle doglianze presentate possa precludere l’esame nel merito da parte della Suprema Corte, con conseguenze economiche per il ricorrente.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello territoriale, emessa il 10 gennaio 2025. L’imputato, tramite il suo difensore, ha tentato di contestare la decisione di secondo grado basando il proprio ricorso su due distinti motivi, uno di natura procedurale e l’altro relativo all’entità della pena inflitta.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione di inammissibilità della Corte

La Suprema Corte ha analizzato entrambi i motivi del ricorso, concludendo per la loro totale inconsistenza e genericità, che ha portato a dichiarare il ricorso inammissibile.

Il Primo Motivo: Violazioni Processuali non Specificate

Il primo motivo di ricorso lamentava l’inosservanza di norme processuali stabilite a pena di nullità. Tuttavia, la Corte ha rilevato che tale doglianza era stata formulata in modo vago, senza indicare concretamente quali norme sarebbero state violate né in che modo tale violazione avrebbe influito sulla decisione impugnata. La difesa si è limitata a enunciare un principio senza calarlo nella fattispecie concreta, rendendo impossibile per i giudici valutare la fondatezza della censura.

Il Secondo Motivo: Genericità sulla Determinazione della Pena

Il secondo motivo, riguardante l’entità della pena, è stato giudicato ancora più carente. Il ricorrente ha dedotto una generica “violazione di legge in ordine alle motivazioni”, ma senza fornire alcuna ragione specifica a sostegno della sua tesi. La Corte ha definito l’enunciazione “confusa” e “totalmente generica”, in quanto non indicava alcun elemento concreto che potesse far dubitare della correttezza del calcolo della pena effettuato dal giudice di merito.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, nel motivare la propria decisione, ha ribadito un principio consolidato, richiamando anche la giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza n. 29541 del 2020). I motivi di ricorso per Cassazione devono essere specifici, autosufficienti e devono confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. Non è sufficiente una mera enunciazione di presunte violazioni di legge; è necessario spiegare perché la decisione del giudice inferiore è errata, indicando con precisione le norme violate e le ragioni fattuali e giuridiche della contestazione. La genericità, al contrario, si traduce in un’impugnazione che, di fatto, non esiste, poiché non consente alla Corte di esercitare il proprio ruolo di giudice di legittimità. Di conseguenza, l’unica via percorribile è stata quella di dichiarare l’inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche di un Ricorso Inammissibile

La declaratoria di inammissibilità ha avuto due conseguenze pratiche immediate e significative per il ricorrente. In primo luogo, la sentenza della Corte d’Appello è diventata definitiva, senza che la Cassazione entrasse nel merito delle questioni sollevate. In secondo luogo, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o redatti in modo negligente, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario. La decisione, quindi, non solo risolve il caso specifico, ma funge da monito sull’importanza del rigore e della professionalità nella redazione degli atti processuali.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano completamente generici e non specifici. Il ricorrente non ha spiegato in modo chiaro e dettagliato quali norme procedurali sarebbero state violate né perché la motivazione sulla pena fosse errata.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “generico”?
Secondo la Corte, un motivo è generico quando si limita a enunciare una presunta violazione di legge in modo astratto e confuso, senza indicare le ragioni specifiche per cui la decisione impugnata sarebbe sbagliata e senza confrontarsi con la motivazione della sentenza.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che presenta un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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