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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché basato su motivi generici e ripetitivi. L’ordinanza chiarisce che criticare la persuasività della sentenza di merito, senza evidenziare vizi logici manifesti, equivale a una richiesta inammissibile di riesame dei fatti, confermando le statuizioni civili a carico della ricorrente.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sancisce i Limiti dell’Impugnazione

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultima fase del processo penale, un momento cruciale dove si può contestare la legittimità di una decisione. Tuttavia, non ogni doglianza è meritevole di esame. Con la recente ordinanza n. 43337/2024, la Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è quello che si basa su motivi generici e non specifici. Questa pronuncia offre un’importante lezione sui requisiti di ammissibilità e sulle conseguenze economiche di un’impugnazione mal formulata.

Il Caso in Esame: Un Appello contro le Sole Statuizioni Civili

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che, pur dichiarando l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione, aveva confermato la responsabilità dell’imputata ai fini delle statuizioni civili. Questo significa che, sebbene la sanzione penale non fosse più applicabile per il decorso del tempo, l’obbligo di risarcire il danno alle parti civili era stato pienamente confermato.

Contro questa decisione, l’imputata ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un generico “vizio di motivazione” senza però specificare in che modo il ragionamento dei giudici di merito fosse illogico o contraddittorio. Il ricorso si limitava a criticare la persuasività e l’adeguatezza delle argomentazioni della Corte d’Appello, proponendo di fatto una diversa lettura delle prove.

I Motivi del Ricorso Inammissibile secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha stroncato l’iniziativa della ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno evidenziato come il motivo di ricorso fosse reiterativo, generico ed aspecifico. In sostanza, l’imputata non ha sollevato una questione di diritto o un errore logico palese, ma ha tentato di ottenere dalla Suprema Corte una nuova valutazione del merito della vicenda, un compito che non le spetta.

Il giudice di legittimità, infatti, non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un organo che controlla la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze. Criticare semplicemente la “persuasività” o la “puntualità” di una sentenza, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni in essa contenute, rappresenta un’interferenza inammissibile nella valutazione del fatto riservata ai giudici di merito.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Viene ribadito che le doglianze che criticano l’inadeguatezza o la mancanza di rigore della motivazione, così come quelle che sollecitano una differente comparazione dei significati probatori, sono inammissibili. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione immune da illogicità, specifica e articolata nel ricostruire la piena colpevolezza della ricorrente ai fini della responsabilità civile, nonostante la prescrizione del reato. La ricorrente, con il suo gravame, non si è confrontata affatto con tale ragionamento, limitandosi a una critica superficiale. La Corte ha quindi applicato il principio secondo cui il ricorso deve essere autosufficiente e specifico, indicando con precisione le ragioni di diritto che si assumono violate e i vizi logici che inficerebbero la decisione.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche per i Ricorrenti

Le conclusioni tratte dalla Corte sono severe e rappresentano un monito. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato non solo il rigetto della richiesta, ma anche la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, è stata condannata a rifondere le spese legali sostenute dalle parti civili, liquidate in 1.500 euro oltre accessori. Questa ordinanza sottolinea l’importanza di affidarsi a professionisti esperti per la redazione di un ricorso in Cassazione, che deve essere tecnicamente ineccepibile e concentrarsi su reali vizi di legittimità, evitando di trasformarsi in un costoso e infruttuoso tentativo di riesame del merito.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando i motivi sono generici, aspecifici, ripetitivi di argomenti già esaminati, o quando, invece di denunciare vizi di legge o illogicità manifeste della motivazione, si limita a criticare la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito, chiedendo di fatto un nuovo giudizio sui fatti.

Se un reato viene dichiarato prescritto, le condanne al risarcimento del danno (statuizioni civili) vengono annullate?
No, non necessariamente. Come emerge dall’ordinanza, anche in caso di estinzione del reato per prescrizione, il giudice d’appello deve valutare la responsabilità dell’imputato ai soli fini delle statuizioni civili. Se la colpevolezza viene confermata, la condanna al risarcimento dei danni a favore della parte civile rimane valida.

Cosa succede economicamente a chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che presenta un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende (in questo caso, 3.000 euro) e alla rifusione delle spese legali sostenute dalle altre parti del processo, come le parti civili (in questo caso, 1.500 euro oltre accessori).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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