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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano generici, indeterminati e una mera ripetizione di quelli già discussi in appello. L’ordinanza sottolinea che un ricorso, per essere valido, deve contenere una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze. La Suprema Corte ha ritenuto che i motivi del ricorrente non soddisfacessero i requisiti di specificità previsti dall’art. 581 cod. proc. pen., confermando la decisione della Corte d’Appello e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Guida Pratica per Evitare Errori Fatali

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultima fase del processo penale, un momento cruciale che richiede massima precisione e rigore tecnico. Un errore nella formulazione dei motivi può portare a una dichiarazione di ricorso inammissibile, vanificando ogni sforzo difensivo e comportando ulteriori sanzioni. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità e la ripetitività dei motivi portino inevitabilmente a questa conclusione. Analizziamo insieme il caso per comprendere quali sono gli errori da non commettere.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello. L’imputato, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione basando la sua difesa su tre motivi principali:

1. La mancata ammissione di una prova ritenuta decisiva, richiesta nell’ambito di un giudizio abbreviato condizionato.
2. La presunta scorrettezza della motivazione che aveva portato alla dichiarazione di responsabilità penale.
3. L’erronea valutazione nel diniego delle circostanze attenuanti generiche e nella determinazione del trattamento sanzionatorio.

Tuttavia, la Suprema Corte ha analizzato ciascun motivo riscontrando vizi tali da impedire un esame nel merito.

L’Analisi della Corte e il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato l’intero ricorso, dichiarandolo inammissibile. Vediamo nel dettaglio le ragioni che hanno portato a questa decisione, analizzando punto per punto i rilievi mossi dai giudici.

Primo Motivo: La Reiterazione non è una Critica

Il primo motivo è stato giudicato “indeducibile”. La Corte ha osservato che le argomentazioni presentate non erano altro che una “pedissequa reiterazione” di quelle già sollevate e respinte dalla Corte d’Appello. Per la Cassazione, un motivo di ricorso non può limitarsi a riproporre le stesse questioni, ma deve svolgere una “critica argomentata” avverso la sentenza impugnata, evidenziando specifici errori di diritto o vizi logici. In assenza di ciò, il motivo è considerato non specifico e solo apparente.

Secondo e Terzo Motivo: Genericità e Indeterminatezza

Anche il secondo e il terzo motivo sono stati bocciati per “genericità” e “indeterminatezza”. Secondo i giudici, il ricorrente non ha rispettato i requisiti prescritti dall’articolo 581, comma 1, lettera c) del codice di procedura penale. Questo articolo impone di indicare specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono ogni richiesta. Nel caso di specie, il ricorso si limitava a contestare la correttezza della motivazione senza indicare “gli elementi che sono alla base della censura formulata”. Tale genericità non ha permesso alla Corte di individuare i rilievi mossi e di esercitare il proprio sindacato, rendendo il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: il ricorso non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo scopo è controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Per questo, è indispensabile che i motivi siano specifici, chiari e pertinenti. Un ricorso che si limita a esprimere un generico dissenso o a ripetere argomenti già vagliati è destinato a essere dichiarato inammissibile. La Corte ha inoltre specificato che, per quanto riguarda le attenuanti generiche e la sanzione, la motivazione della Corte d’Appello era congrua e priva di illogicità, rendendo anche su questo punto il ricorso infondato.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per ogni difensore: la preparazione di un ricorso per Cassazione richiede uno studio approfondito della sentenza impugnata per individuare vizi specifici e non una generica riproposizione delle proprie tesi. La specificità dei motivi non è un mero formalismo, ma l’essenza stessa del giudizio di legittimità. Un ricorso inammissibile non solo chiude definitivamente la porta a una possibile riforma della sentenza, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come in questo caso, quantificata in tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione viene considerato generico?
Un motivo è considerato generico quando è privo dei requisiti prescritti dall’art. 581, comma 1, lett. c) cod. proc. pen., ovvero quando non indica gli elementi specifici che sono alla base della censura, impedendo così al giudice di individuare i rilievi mossi ed esercitare il proprio controllo.

È sufficiente ripetere gli stessi motivi dell’appello nel ricorso per Cassazione?
No, la semplice reiterazione dei motivi già dedotti in appello, senza una critica argomentata e specifica contro la decisione impugnata, rende il motivo non specifico ma soltanto apparente, portando alla sua inammissibilità.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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