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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una decisione di consegna al Regno Unito. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici e aspecifici: il primo conteneva un errore fattuale sulle condizioni detentive (citando la Romania invece del Regno Unito), mentre il secondo non forniva prova che l’autorità giudiziaria fosse a conoscenza delle presunte difficoltà linguistiche del ricorrente. La decisione sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso precisi e ben documentati.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Importanza della Specificità dei Motivi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17369 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: la necessità di formulare motivi di ricorso specifici e pertinenti. Un caso di mandato di arresto processuale europeo ha offerto l’occasione per chiarire come la genericità e l’erroneità delle censure conducano inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile. Questo principio è cruciale per garantire l’efficienza del sistema giudiziario ed evitare l’abuso degli strumenti di impugnazione. L’analisi di questa decisione offre spunti preziosi sulle corrette modalità di redazione di un ricorso e sulle conseguenze di una sua formulazione imprecisa.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Consegna

La vicenda ha origine da una decisione della Corte di appello di Bari, che aveva accolto la richiesta di consegna di un cittadino straniero alle autorità giudiziarie del Regno Unito. La richiesta si basava su un mandato di arresto processuale emesso per gravi reati, tra cui la partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al trasferimento e acquisizione di beni di provenienza illecita. Contro questa decisione, l’interessato ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a due distinti motivi.

I Motivi del Ricorso: Condizioni Detentive e Barriere Linguistiche

Il ricorrente ha presentato due argomentazioni principali per opporsi alla consegna:

1. Violazione di legge sulla verifica delle condizioni detentive: Il primo motivo lamentava che la Corte di appello non avesse adeguatamente verificato le condizioni delle carceri nello Stato richiedente (il Regno Unito), omettendo di richiedere informazioni integrative. A supporto di questa tesi, venivano menzionate fonti che attestavano criticità carcerarie.
2. Omessa traduzione degli atti: Con il secondo motivo, si deduceva la nullità del procedimento per la mancata traduzione degli atti in lingua araba, indicata come l’unica lingua conosciuta dal ricorrente.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il ricorso è inammissibile

La Suprema Corte ha rigettato entrambe le censure, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e genericità. L’analisi dei giudici è stata netta e precisa.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha rilevato un errore macroscopico: il ricorrente, nel suo atto, faceva riferimento a presunte condizioni detentive critiche negli istituti penitenziari rumeni, e non in quelli del Regno Unito, che era lo Stato richiedente. Questo scambio di nazioni ha reso il motivo del tutto inconferente e, quindi, ‘assolutamente aspecifico’. Inoltre, il richiamo a un rapporto del Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) è stato ritenuto troppo generico, poiché non specificava in che modo le sue conclusioni fossero effettivamente pertinenti al caso del Regno Unito.

Anche il secondo motivo è stato giudicato generico. Sebbene il ricorrente sostenesse di conoscere solo la lingua araba, non aveva fornito alcun elemento per dimostrare che questa circostanza fosse stata portata a conoscenza della Corte di appello. I giudici hanno osservato che, essendoci stata un’interlocuzione con l’interessato (che aveva negato il consenso alla consegna), non si poteva presumere una sua totale incapacità di comprendere la lingua italiana. In assenza di prove specifiche sulla sua condizione linguistica e sulla conoscenza di tale condizione da parte dell’autorità procedente, la doglianza è stata ritenuta manifestamente infondata.

Conclusioni

La sentenza in esame è un chiaro monito sull’importanza del rigore e della precisione nella redazione degli atti giudiziari. Un ricorso, per essere esaminato nel merito, deve basarsi su motivi specifici, pertinenti e supportati da elementi concreti. Errori fattuali grossolani, come confondere lo Stato richiedente, o affermazioni non provate, come la presunta barriera linguistica, non possono trovare accoglimento e portano unicamente a una declaratoria di inammissibilità. Tale decisione non solo conferma la validità del provvedimento impugnato, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, aggravando la sua posizione processuale.

Quando un motivo di ricorso viene considerato generico al punto da causare l’inammissibilità?
Un motivo di ricorso è considerato generico, e quindi inammissibile, quando contiene errori fattuali rilevanti (come indicare lo Stato sbagliato in una procedura di consegna) o quando le critiche sono formulate in modo vago, senza indicare specificamente in che misura le fonti citate si applichino al caso concreto.

È sufficiente dichiarare di non conoscere la lingua italiana per ottenere la traduzione degli atti processuali?
No. Secondo la sentenza, non basta affermare di non conoscere la lingua. È necessario che tale circostanza sia stata portata a conoscenza dell’autorità giudiziaria procedente e che vi siano elementi specifici a supporto di tale affermazione. In mancanza di ciò, la richiesta di nullità per omessa traduzione viene considerata infondata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate. Il provvedimento impugnato diventa definitivo e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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