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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati dall’imputato erano generici e indeterminati. L’appello contestava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e l’errata applicazione dei criteri di pena, ma senza specificare gli elementi a sostegno delle censure. La Corte ha inoltre sottolineato che, data la recidiva reiterata dell’imputato, un eventuale riconoscimento delle attenuanti non avrebbe comunque portato a una riduzione della pena, confermando la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e specificità. Quando i motivi di appello sono formulati in modo vago, il rischio concreto è che venga dichiarato un ricorso inammissibile, chiudendo di fatto la porta a una revisione della sentenza. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questa regola fondamentale, sottolineando l’importanza di strutturare un’impugnazione in modo tecnicamente corretto.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato riguarda un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. Il ricorrente basava la sua impugnazione su due motivi principali:
1. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.
2. L’erronea applicazione dei criteri per la determinazione della pena, come stabiliti dall’articolo 133 del codice penale.

In sostanza, la difesa lamentava una valutazione troppo severa da parte del giudice di secondo grado, chiedendo una riconsiderazione che portasse a una pena più mite.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su una ragione prevalentemente procedurale: la genericità e l’indeterminatezza dei motivi proposti. Secondo i giudici, il ricorso non rispettava i requisiti dell’articolo 581, comma 1, lettera c), del codice di procedura penale. Questa norma impone che l’atto di impugnazione indichi in modo specifico le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono ogni richiesta.

Nel caso di specie, il ricorrente si era limitato a contestare la decisione della Corte d’Appello senza però indicare quali elementi specifici fossero stati trascurati o mal interpretati. Di fronte a una motivazione della sentenza impugnata ritenuta logicamente corretta, una semplice lamentela generica non è sufficiente per attivare il sindacato della Corte di Cassazione.

Le motivazioni: Perché un Ricorso Deve Essere Specifico?

La Corte ha chiarito che il giudice dell’impugnazione non può andare alla ricerca autonoma dei motivi di doglianza. Il ricorso deve essere un’analisi critica e puntuale della decisione precedente, non un invito a una nuova e generica valutazione del caso. Mancando questa specificità, il ricorso diventa un atto sterile, incapace di produrre effetti.

Oltre alla genericità, la Corte ha aggiunto un’ulteriore e decisiva osservazione. Ha evidenziato che il giudice di merito aveva già effettuato un giudizio di bilanciamento tra le circostanze eterogenee (aggravanti e attenuanti), concludendo per la loro equivalenza. In presenza di una recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, anche se le attenuanti generiche fossero state formalmente riconosciute, non avrebbero potuto prevalere sull’aggravante. Ai sensi dell’articolo 69, quarto comma, del codice penale, in un caso del genere, il bilanciamento non può che portare a un giudizio di equivalenza o di prevalenza dell’aggravante, senza alcun effetto positivo per il condannato. Pertanto, il motivo di ricorso era infondato anche nella sostanza.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del diritto processuale penale: un’impugnazione, per essere efficace, deve essere specifica, dettagliata e autosufficiente. Non basta dissentire dalla decisione del giudice; è necessario articolare una critica precisa, indicando gli errori logici o giuridici commessi. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso. La decisione serve quindi da monito sull’importanza di una difesa tecnica e rigorosa in ogni fase del processo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici e indeterminati. Non specificavano gli elementi concreti a sostegno delle censure, violando i requisiti prescritti dall’art. 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

Anche se le attenuanti generiche fossero state riconosciute, avrebbero cambiato la pena?
No, perché il giudice aveva già operato un bilanciamento tra le circostanze, giudicandole equivalenti. A causa della recidiva reiterata e specifica del ricorrente, le attenuanti non avrebbero potuto prevalere sull’aggravante e quindi non avrebbero prodotto alcun effetto positivo sulla pena finale, come previsto dall’art. 69, comma quarto, del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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