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Ricorso inammissibile: quando è una mera ripetizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22367/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi erano una semplice reiterazione di doglianze già esaminate e respinte nei gradi di merito. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di rivalutare i fatti, ma di giudicare la legittimità della decisione. Anche la contestazione sulla provvisionale è stata giudicata inammissibile, confermando un orientamento consolidato.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Perché Ripetere i Motivi è un Errore

L’ordinanza n. 22367/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla corretta redazione di un ricorso, chiarendo perché la semplice riproposizione di argomenti già discussi conduce a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questo principio è fondamentale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e per evitare di incorrere in sanzioni pecuniarie.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza della Corte d’Appello di Venezia. L’imputato, già condannato nei precedenti gradi di giudizio, ha deciso di portare la sua causa davanti alla Suprema Corte, sollevando diverse questioni relative sia alla ricostruzione dei fatti sia alle statuizioni civili, in particolare alla condanna al pagamento di una provvisionale.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso e li ha giudicati inammissibili per due ragioni principali, entrambe legate alla natura stessa del giudizio di legittimità.

La Pura Reiterazione dei Motivi

Il primo punto cruciale evidenziato dai giudici è che i motivi presentati dal ricorrente erano ‘puramente reiterativi’. In altre parole, la difesa non ha introdotto nuove questioni di diritto o vizi procedurali, ma si è limitata a riproporre le stesse argomentazioni e doglianze già ampiamente formulate e analizzate, e infine respinte, dalla Corte d’Appello. Questo approccio trasforma il ricorso in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito, funzione che non spetta alla Cassazione.

Il Divieto di Rivalutazione del Fatto

Strettamente collegato al primo punto, la Corte ha sottolineato che la doglianza principale mirava a una ‘rivalutazione delle fonti probatorie’ e a una ‘alternativa ricostruzione dei fatti’. Il ricorrente, in sostanza, chiedeva alla Cassazione di riesaminare le prove e di giungere a una conclusione diversa da quella dei giudici di merito. Tuttavia, i principi del nostro ordinamento riservano la valutazione dei fatti esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è carente, contraddittoria o manifestamente illogica, non se la valutazione del fatto è semplicemente non condivisa dal ricorrente.

La Questione della Provvisionale

Anche la censura relativa alle statuizioni civili, specificamente alla quantificazione della provvisionale, è stata respinta. La Corte ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello adeguata, in quanto spiegava le ragioni del calcolo. Inoltre, richiamando un suo precedente consolidato (Sez. 2, n. 44859 del 2019), ha ricordato che ‘ogni questione inerente alla provvisionale è preclusa in Cassazione’. La natura provvisoria di tale condanna, destinata ad essere assorbita nella liquidazione definitiva del danno in sede civile, la sottrae al sindacato di legittimità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state nette e perentorie. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano una mera copia di quelli già respinti, mascherando un tentativo inammissibile di ottenere una nuova valutazione del merito. La Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un organo che garantisce l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Poiché i giudici d’appello avevano confutato puntualmente le tesi difensive e motivato adeguatamente sia sulla responsabilità penale che sulla provvisionale, non sussisteva alcun vizio di legittimità che potesse essere esaminato.

Conclusioni

La decisione in commento ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: un ricorso non può essere la semplice ripetizione delle difese svolte in appello. È necessario individuare specifici vizi di legittimità (violazione di legge o vizi di motivazione nei limiti previsti) e non limitarsi a contestare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito. In caso contrario, il risultato sarà non solo una dichiarazione di ricorso inammissibile, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, i motivi proposti sono una mera ripetizione di doglianze già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, oppure quando si chiede alla Corte una rivalutazione delle prove e dei fatti, attività che non le compete.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non di procedere a una nuova ricostruzione dei fatti o a una diversa valutazione delle prove.

La decisione sulla condanna al pagamento di una provvisionale può essere contestata in Cassazione?
No, secondo l’orientamento confermato in questa ordinanza, ogni questione relativa alla statuizione sulla provvisionale è preclusa al giudizio di Cassazione, data la sua natura provvisoria e la sua funzione di anticipo sul risarcimento definitivo che verrà stabilito in sede civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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