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Ricorso inammissibile: quando è troppo generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della sua estrema genericità, violando i requisiti di specificità richiesti dalla legge. L’atto è stato considerato un mero ‘fac-simile’, non pertinente al caso specifico, con argomentazioni confuse e riferimenti errati. La decisione conferma che un appello deve essere un’analisi critica e puntuale della sentenza impugnata, pena la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Tolleranza Zero per gli Atti Generici

Nell’ambito del processo penale, l’impugnazione è uno strumento fondamentale di garanzia. Tuttavia, il suo esercizio è subordinato al rispetto di precise regole formali e sostanziali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza un principio cardine: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della sua genericità e della mancanza di un confronto critico con la decisione impugnata. Questo caso offre una lezione chiara sull’importanza della specificità degli atti difensivi.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello, proponeva ricorso per cassazione. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della sentenza di secondo grado. Tuttavia, l’esito del giudizio di legittimità è stato netto e perentorio: il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso Inammissibile è Stato Respint_o

La Suprema Corte ha smontato l’atto di impugnazione pezzo per pezzo, evidenziandone tutte le carenze strutturali e argomentative. La decisione si fonda su una serie di rilievi che delineano un vero e proprio ‘manuale’ di come non redigere un ricorso.

Mancanza di Specificità e Genericità

Il primo e più grave vizio riscontrato è stata la violazione del requisito di specificità, prescritto dall’articolo 581, lettera c), del codice di procedura penale. I motivi di ricorso sono stati definiti ‘intrisi di genericità’. In pratica, le argomentazioni erano così vaghe da poter essere applicate a una pluralità indefinita di casi, senza alcun legame concreto con la vicenda processuale in esame.

Un Atto ‘Passe-partout’

La Corte ha descritto l’impugnazione come un ‘caso esemplare di ricorso utilizzabile per una pluralità indeterminata di ipotesi’. Diversi elementi hanno supportato questa conclusione:
* Riferimenti errati: L’atto faceva costante riferimento alla sentenza di primo grado, ignorando quasi del tutto quella d’appello, che era l’oggetto del giudizio.
* Contenuti non pertinenti: In una parte del ricorso si discuteva di un caso completamente diverso, con più imputati per il reato di truffa, citando addirittura un passaggio di motivazione inesistente nella sentenza impugnata.
* Struttura illogica: I motivi erano numerati senza una sequenza logica e le argomentazioni si susseguivano in maniera confusa e ripetitiva.

Omesso Confronto con la Sentenza Impugnata

Un altro punto cruciale è stata l’incapacità del ricorso di confrontarsi con la ratio decidendi della Corte d’Appello. La sentenza di secondo grado, confermando quella di primo (‘doppia conforme’), aveva fornito una chiara ricostruzione del fatto, individuando con precisione sia l’elemento oggettivo che quello soggettivo del reato. Il ricorrente, invece, ha eluso completamente questi temi, così come quelli relativi al trattamento sanzionatorio e alla confisca, trattati in modo totalmente generico e privi di apprezzabile contenuto giuridico.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione è lapidaria: un ricorso che non si confronta con la sentenza che intende demolire è un atto inutile. Non basta enunciare principi di diritto o lamentare genericamente un’ingiustizia. È necessario, invece, indicare specificamente quali parti della motivazione si contestano e perché esse sarebbero errate. L’appello non è una mera riproposizione di argomenti già spesi, ma una critica mirata e ragionata. La genericità e la confusione trasformano un diritto fondamentale in un esercizio di stile fine a se stesso, determinandone l’inevitabile inammissibilità.

Le Conclusioni

La decisione in commento è un monito per ogni operatore del diritto. La redazione di un atto di impugnazione richiede rigore, precisione e uno studio approfondito del provvedimento che si intende criticare. Un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma comporta anche conseguenze economiche per l’assistito. La professionalità dell’avvocato si misura anche nella capacità di costruire un’impugnazione solida e pertinente, evitando formule standardizzate e argomenti generici che, come dimostra questo caso, non hanno alcuna possibilità di superare il vaglio di legittimità.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se è generico, non indica con specificità i motivi della contestazione come richiesto dall’art. 581 c.p.p., presenta argomentazioni confuse e ripetitive e non si confronta criticamente con le ragioni della sentenza che si sta impugnando.

Cosa intende la Corte quando definisce un ricorso ‘utilizzabile per una pluralità indeterminata di ipotesi’?
Significa che il ricorso è stato redatto come un modello generico (un ‘fac-simile’), non personalizzato per il caso specifico. Lo si deduce da elementi come i continui riferimenti a una sentenza diversa da quella impugnata o la citazione di passaggi inesistenti, rendendolo un atto non pertinente.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso dichiarato inammissibile?
La persona che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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