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Ricorso inammissibile: quando è troppo generico

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per lesioni aggravate. Nonostante un accordo sulla pena in appello, il ricorso successivo è stato giudicato ‘del tutto generico’ perché non specificava chiaramente le critiche alla sentenza, limitandosi a citare un precedente senza argomentare. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Chiarisce i Requisiti di Specificità

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede rigore e precisione. Un’impugnazione non può limitarsi a un generico malcontento verso la decisione precedente, ma deve articolare censure specifiche e ben argomentate. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci ricorda proprio questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile perché formulato in maniera eccessivamente generica. Analizziamo insieme questo caso per capire quali sono gli errori da evitare.

Il Contesto: dall’Accordo in Appello al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di lesioni aggravate emessa dal Tribunale di Milano. In secondo grado, davanti alla Corte di Appello, l’imputato e il Procuratore generale raggiungono un accordo sulla pena, come previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale. La Corte, recependo l’accordo, riforma la sentenza di primo grado e ridetermina la pena in un anno, due mesi e venti giorni di reclusione.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il suo difensore, decide di impugnare la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione. I motivi del ricorso si concentrano sulla violazione di legge e sul vizio di motivazione, lamentando in particolare il quantum della riduzione di pena applicata a seguito dell’accordo.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, tronca sul nascere le doglianze del ricorrente, bollando l’atto come ‘del tutto generico’. Qui risiede il cuore della decisione. Secondo i giudici supremi, non è sufficiente evocare un precedente giurisprudenziale o lamentare genericamente un’errata applicazione della legge. Perché un’impugnazione sia ammissibile, è necessario che il ricorrente articoli in modo chiaro e specifico quale sia la censura mossa alla sentenza impugnata.

Nel caso specifico, il ricorso si limitava a citare una precedente sentenza della Cassazione sul tema della riduzione di pena in caso di accordo, senza però spiegare come tale precedente si applicasse al caso concreto e in che modo la Corte d’Appello avesse errato nel suo ragionamento. Questa mancanza di specificità rende il ricorso inammissibile, poiché non permette alla Corte di comprendere la reale critica e di valutarla nel merito.

Le Conseguenze di un Appello Generico

La dichiarazione di inammissibilità non è priva di conseguenze. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto un ricorso dichiarato inammissibile è condannata al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la Corte può condannarla al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

In questa circostanza, la Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di 4.000,00 Euro alla Cassa delle ammende, ritenendo che la genericità dei motivi del ricorso configurasse una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda sul principio fondamentale della specificità dei motivi di ricorso. Un’impugnazione non è un’occasione per riesaminare l’intero processo, ma uno strumento per contestare errori specifici, di diritto o di logica, commessi dal giudice del grado precedente. L’atto deve contenere una critica puntuale e argomentata, che metta la Corte in condizione di svolgere il proprio ruolo di giudice di legittimità. Limitarsi a citare precedenti o a formulare lamentele vaghe equivale a non formulare alcuna critica valida, portando inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per gli operatori del diritto. La redazione di un ricorso per Cassazione è un’attività che richiede massima cura e precisione. Non basta avere ragione nel merito; è indispensabile saper articolare le proprie ragioni in modo chiaro, specifico e conforme ai dettami procedurali. Ogni censura deve essere strutturata logicamente, collegando il fatto, la norma violata e la giurisprudenza di riferimento in un discorso coerente. In assenza di tale rigore, il rischio di un ricorso inammissibile, con le relative conseguenze economiche per il cliente, diventa una certezza.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato ‘generico’?
Un ricorso è considerato ‘generico’, e quindi inammissibile, quando non chiarisce quale sia la specifica censura mossa alla sentenza impugnata. Secondo questa ordinanza, non è sufficiente citare un precedente giurisprudenziale senza spiegare come esso si applichi al caso concreto per strutturare la critica.

Cosa succede se la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, equitativamente determinata, in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

È sufficiente citare una sentenza di un’altra Corte per motivare un ricorso?
No, non è sufficiente. Il ricorrente ha l’onere di spiegare in che modo il precedente citato sia pertinente al caso di specie e come esso dimostri l’errore commesso dal giudice del grado precedente. La mera evocazione di una sentenza, senza un’articolata argomentazione, rende il ricorso generico e quindi inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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