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Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi addotti erano una mera ripetizione di argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello. La tesi della mancanza di dolo era stata precedentemente confutata con adeguata motivazione, rendendo l’appello generico e manifestamente infondato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Motivi Ripetitivi

Presentare un appello in Cassazione richiede la formulazione di censure specifiche e pertinenti contro la sentenza impugnata. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della mancata osservanza di tali requisiti, specialmente quando ci si limita a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. L’ordinanza n. 6737/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questa fattispecie, sottolineando l’importanza di non presentare motivi meramente ripetitivi.

I Fatti del Caso

Il caso in esame riguarda un ricorso presentato avverso un’ordinanza della Corte d’Appello di Venezia. Il ricorrente, attraverso il suo difensore, aveva impugnato la decisione precedente basando le proprie doglianze su una presunta mancanza di dolo, ovvero dell’intenzionalità del reato contestatogli. Tuttavia, questa linea difensiva non rappresentava una novità: era la stessa tesi già avanzata e motivatamente respinta nel giudizio d’appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso e li ha giudicati con una declaratoria di inammissibilità. I giudici hanno evidenziato come il motivo proposto fosse caratterizzato da ‘genericità e manifesta infondatezza’. La critica principale mossa dalla Corte è che il ricorso era ‘meramente reiterativo’, ossia si limitava a ripetere le argomentazioni già discusse senza apportare nuove critiche o elementi di analisi contro la motivazione della sentenza impugnata.

Quando un ricorso è considerato meramente reiterativo?

Un ricorso si definisce reiterativo quando non si confronta specificamente con le ragioni esposte nel provvedimento che si intende contestare. Invece di evidenziare vizi logici o giuridici nella motivazione del giudice precedente, l’appellante si limita a riproporre la propria versione dei fatti o le proprie tesi difensive. Questo approccio non soddisfa i requisiti tecnici del giudizio di legittimità, che non è una terza istanza di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica della motivazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione, nella sua sintetica ma chiara motivazione, ha spiegato che la tesi della mancanza di dolo era già stata respinta dalla Corte d’Appello con una ‘adeguata motivazione’. Quest’ultima si fondava su circostanze di fatto, verificate dagli operanti, che erano state ritenute idonee a escludere che il ritardo contestato fosse dovuto a un ‘caso fortuito’. Poiché il ricorso non muoveva alcuna critica specifica e argomentata contro questa precisa parte della motivazione, ma si limitava a riaffermare una tesi già confutata, non poteva che essere dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto che mancassero nuovi argomenti capaci di incrinare la logicità e la completezza del ragionamento del giudice di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La dichiarazione di un ricorso inammissibile comporta due conseguenze significative per il ricorrente. La prima è di natura processuale: la sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere messa in discussione. La seconda è di natura economica: il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione deve essere un atto tecnico e mirato, volto a censurare specifici errori della decisione precedente, e non un tentativo di ottenere un nuovo giudizio sui fatti ripetendo argomenti già esaminati e respinti.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, manifestamente infondati, o si limitano a ripetere argomentazioni che sono già state esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio con una motivazione adeguata.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘meramente reiterativo’?
Significa che il ricorso ripropone la stessa tesi difensiva (in questo caso, la mancanza di dolo) già respinta dal giudice precedente, senza introdurre nuovi elementi di critica o contestare specificamente la logicità e completezza della motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La conseguenza principale è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (nel caso di specie, 3.000 euro) a favore della cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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