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Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano una mera ripetizione di argomenti già respinti in appello. L’ordinanza sottolinea che un ricorso deve contenere una critica argomentata della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse tesi. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Specificità dei Motivi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: un appello non può essere una semplice fotocopia delle argomentazioni già respinte. Quando un’impugnazione si limita a ripetere i medesimi motivi, senza una critica puntuale e argomentata della sentenza precedente, il suo destino è segnato: un ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla decisione di un individuo di impugnare davanti alla Corte di Cassazione una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro. Tra i vari motivi di ricorso, il ricorrente sosteneva che i fatti contestati non avrebbero dovuto essere inquadrati nell’ambito penale, bensì in quello di una controversia di natura puramente civilistica. Si trattava, in sostanza, di un tentativo di declassare la gravità della vicenda, spostandola dal piano penale a quello civile.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 2 luglio 2024, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. Gli Ermellini non sono entrati nel merito della questione (ovvero, se la vicenda fosse di natura civile o penale), ma si sono fermati a un vaglio preliminare, concentrandosi sulla struttura stessa dell’atto di impugnazione. La Corte ha stabilito che il ricorso non superava la soglia minima di ammissibilità, rendendo superfluo qualsiasi ulteriore esame.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione in modo netto e inequivocabile. Il motivo di ricorso relativo alla natura civilistica della controversia è stato giudicato una “pedissequa reiterazione” di argomentazioni già presentate e, soprattutto, già puntualmente respinte dalla Corte d’Appello nella sentenza impugnata.

I giudici di legittimità hanno chiarito che la funzione tipica di un ricorso non è quella di riproporre all’infinito le proprie tesi, ma quella di svolgere una “critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso”. In altre parole, il ricorrente non deve solo dire perché ritiene di avere ragione, ma deve spiegare specificamente perché la Corte d’Appello ha sbagliato nel suo ragionamento giuridico. Mancando questa critica specifica, i motivi del ricorso sono stati considerati “non specifici ma soltanto apparenti”. Di conseguenza, l’intero atto è stato ritenuto inidoneo a superare il vaglio di ammissibilità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Le conseguenze per il ricorrente non sono state lievi. Oltre alla conferma della condanna, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa pronuncia rappresenta un monito importante: il ricorso in Cassazione non è una terza istanza di merito dove poter semplicemente ridiscutere i fatti. È un giudizio di legittimità, dove si contesta l’errata applicazione della legge da parte del giudice precedente. Presentare un ricorso che si limita a ripetere le stesse difese, senza un’analisi critica e specifica della sentenza impugnata, non è solo una strategia inefficace, ma anche un comportamento processuale che viene sanzionato economicamente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile senza essere esaminato nel merito?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a una ‘pedissequa reiterazione’, ovvero una semplice ripetizione, di motivi già presentati e respinti nel precedente grado di giudizio, senza offrire una nuova e specifica critica alla sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di ricorso devono essere ‘specifici’?
Significa che non basta riproporre la propria tesi, ma è necessario formulare una critica argomentata e puntuale contro il ragionamento giuridico della sentenza che si sta impugnando, evidenziando dove e perché il giudice precedente avrebbe sbagliato.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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