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Ricorso inammissibile: quando è solo un dissenso

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per reati previsti dalla L. 895/67. La Corte ha stabilito che la mera riproposizione di argomenti di fatto già esaminati e respinti in appello, senza l’individuazione di specifici vizi motivazionali, costituisce un motivo di inammissibilità. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello alla Cassazione è Solo un Tentativo Infruttuoso

Nel sistema giudiziario italiano, il ricorso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, ma non è una terza occasione per ridiscutere i fatti. Un’ordinanza recente chiarisce perfettamente i limiti di questo strumento, evidenziando come un ricorso inammissibile sia la conseguenza inevitabile quando ci si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi precedenti, senza sollevare reali vizi di legittimità. Analizziamo il caso per comprendere meglio questo importante principio processuale.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato dalla Corte d’Appello di L’Aquila per una serie di reati previsti dalla legge sulle armi (L. 895/67). La Corte territoriale aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, concedendo le circostanze attenuanti generiche in misura equivalente alla recidiva contestata e determinando la pena finale in un anno e sei mesi di reclusione, oltre a 3.000,00 euro di multa.

Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando presunte carenze motivazionali della sentenza d’appello e chiedendo un nuovo esame nel merito della sua vicenda processuale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

La decisione della Corte si fonda su argomentazioni precise e consolidate nella giurisprudenza di legittimità. I giudici hanno sottolineato come il ricorso non presentasse motivi validi per un esame nel merito, ma si limitasse a una sterile contrapposizione alla valutazione già effettuata dalla Corte d’Appello.

La Ripetizione di Argomenti di Fatto

Il motivo principale di inammissibilità risiedeva nel fatto che l’imputato, con il suo ricorso, non ha evidenziato vizi logici o giuridici nella motivazione della sentenza impugnata. Al contrario, ha semplicemente riproposto le stesse giustificazioni (definite “indimostrate e poco plausibili”) già presentate e respinte dalla Corte d’Appello.

La difesa aveva tentato di sostenere l’assenza di dolo, basandosi sull’ipotesi di una mera dimenticanza da parte dell’imputato. Tuttavia, questa linea difensiva era già stata vagliata e ritenuta infondata nel giudizio precedente. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di controllare la correttezza logico-giuridica della decisione. Proporre una diversa ricostruzione fattuale, senza dimostrare un’illogicità manifesta nella sentenza, si traduce in un motivo inammissibile.

La Genericità della Censura sulle Attenuanti

Anche la critica mossa contro il giudizio di equivalenza tra le circostanze attenuanti generiche e la recidiva è stata giudicata del tutto generica. Secondo la Corte, l’imputato non ha fornito argomenti specifici per contestare la valutazione del giudice di merito, ma si è limitato a esprimere un mero dissenso rispetto alla decisione presa. Questo tipo di critica, priva di un fondamento giuridico concreto, non può trovare accoglimento in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un “terzo grado di merito”. Non è possibile utilizzare questo strumento per chiedere ai giudici di rivalutare le prove o di fornire una diversa interpretazione dei fatti. L’obiettivo del ricorso di legittimità è quello di far emergere errori di diritto o vizi logici palesi nella motivazione della sentenza precedente. Quando un ricorso si limita a riproporre le medesime questioni di fatto già esaminate e respinte, o a esprimere un semplice disaccordo con la decisione, la sua sorte è segnata: verrà dichiarato inammissibile, con l’ulteriore conseguenza della condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, invece di denunciare vizi di legittimità (errori di diritto o illogicità della motivazione), si limita a riproporre argomenti di fatto già esaminati e respinti nei precedenti gradi di giudizio o si fonda su una generica critica della decisione basata su mero dissenso.

È sufficiente proporre una diversa versione dei fatti per ottenere l’annullamento di una condanna in Cassazione?
No. La Corte di Cassazione non è un giudice del fatto e non può riesaminare le prove. Proporre giustificazioni alternative già ritenute “indimostrate e poco plausibili” dalla Corte d’Appello, come l’ipotesi di una semplice dimenticanza per escludere il dolo, non è un motivo valido per l’accoglimento del ricorso.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro (nel caso specifico, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, oltre alla definitività della condanna impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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