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Ricorso inammissibile: quando è solo rivalutazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16871/2025, dichiara un ricorso inammissibile perché basato su una mera rivalutazione dei fatti già decisi dal giudice dell’esecuzione. La Corte conferma la decisione di non riconoscere la continuazione tra i reati a causa del notevole arco temporale intercorso, condannando la ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non è sufficiente esprimere un generico disaccordo con la decisione precedente. L’impugnazione deve sollevare questioni di legittimità, non limitarsi a chiedere una nuova valutazione dei fatti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 16871/2025) ribadisce questo principio fondamentale, dichiarando un ricorso inammissibile perché essenzialmente rivalutativo e aspecifico. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere i confini del giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

Una donna proponeva ricorso contro un’ordinanza del Tribunale di Marsala, emessa in fase di esecuzione della pena. La ricorrente contestava la decisione del giudice di non riconoscere il vincolo della continuazione tra diverse violazioni. Il giudice dell’esecuzione aveva fondato la sua decisione su un elemento specifico: l’ampio arco temporale intercorso tra i diversi episodi, ritenuto decisivo per escludere l’esistenza di un medesimo disegno criminoso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, la Corte non è entrata nel merito della questione, ma si è fermata a un giudizio preliminare sulla validità stessa dell’impugnazione. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni: la natura del ricorso inammissibile

La Corte ha basato la sua decisione su una motivazione chiara e netta. Il ricorso presentato non contestava vizi di legittimità dell’ordinanza impugnata, ma si basava su motivi “di merito e aspecifici”. In altre parole, la ricorrente non ha evidenziato errori di diritto o vizi logici nel ragionamento del giudice, ma ha proposto una propria, differente, interpretazione dei fatti.

I giudici di legittimità hanno sottolineato come l’impugnazione si confrontasse solo parzialmente e in modo “essenzialmente rivalutativo” con l’iter logico del Tribunale. Il giudice dell’esecuzione aveva logicamente attribuito un carattere “dirimente” (cioè decisivo) all’ampio arco temporale tra le violazioni per escludere la continuazione. Il ricorso, non riuscendo a smontare questo specifico e centrale punto del ragionamento, si è risolto in un tentativo di ottenere un nuovo giudizio sul fatto, cosa preclusa in sede di Cassazione. Il ricorso, per essere ammissibile, deve individuare un errore nel percorso logico-giuridico del giudice, non limitarsi a offrire una lettura alternativa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non un terzo grado di merito. Un ricorso inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche conseguenze economiche negative per chi lo propone. La decisione evidenzia l’importanza di strutturare un ricorso in modo tecnicamente corretto, concentrandosi sui vizi di legge o sui difetti manifesti di motivazione, piuttosto che tentare di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti già compiuto nei gradi precedenti. Per gli operatori del diritto, è un monito a formulare impugnazioni specifiche e pertinenti, che si confrontino criticamente con la ratio decidendi del provvedimento impugnato, pena la declaratoria di inammissibilità.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché si basava su motivi di merito, aspecifici ed essenzialmente rivalutativi dei fatti, senza confrontarsi criticamente con l’iter logico seguito dal giudice dell’esecuzione.

Quale elemento è stato decisivo per escludere la continuazione tra i reati?
L’elemento decisivo (dirimente) che ha portato il giudice dell’esecuzione a escludere la continuazione è stato l’ampio arco temporale intercorso tra le diverse violazioni contestate.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso 3.000,00 euro, alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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