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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati dall’imputato erano una semplice ripetizione di quelli già respinti in appello. L’ordinanza sottolinea che un ricorso, per essere valido, deve contenere una critica specifica e argomentata alla sentenza impugnata e non limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni. La decisione conferma la condanna e sanziona il ricorrente con il pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi Meramente Ripetitivi

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, è fondamentale che i motivi addotti siano specifici e critici nei confronti della sentenza impugnata. Un ricorso inammissibile è spesso il risultato di una strategia difensiva che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di giudizio precedenti. L’ordinanza n. 2249 del 2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questa dinamica, sottolineando i requisiti di specificità che ogni ricorso deve possedere per essere esaminato nel merito.

Il Caso: Un Appello Senza Argomenti Nuovi

Il caso in esame riguarda un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Messina. L’imputato aveva basato il suo ricorso su due motivi principali: il primo contestava la correttezza della motivazione che aveva portato alla sua condanna, mentre il secondo si opponeva al riconoscimento della recidiva.

La difesa del ricorrente, tuttavia, non ha introdotto nuovi elementi o critiche puntuali alla decisione della Corte d’Appello. Al contrario, si è limitata a ripresentare le medesime doglianze già formulate e disattese nel precedente grado di giudizio. Questo approccio si è rivelato controproducente, portando la Suprema Corte a una valutazione di inammissibilità.

I Motivi del Ricorso Inammissibile: La Valutazione della Corte

La Corte di Cassazione ha analizzato entrambi i motivi del ricorso, concludendo che nessuno dei due possedeva i requisiti minimi per superare il vaglio di ammissibilità. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale: il ricorso deve essere uno strumento di critica ragionata e non di mera riproposizione.

La Critica alla Motivazione: Una Ripetizione Sterile

Il primo motivo è stato considerato una “pedissequa reiterazione” di quanto già dedotto in appello. La Corte ha chiarito che i motivi di ricorso non possono essere generici o apparenti, ma devono assolvere alla funzione tipica di una critica argomentata. Limitarsi a ripetere argomenti già respinti, senza confrontarsi specificamente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata, rende il motivo non specifico e, di conseguenza, inammissibile.

La Questione della Recidiva

Anche il secondo motivo, relativo alla recidiva, ha subito la stessa sorte. La sentenza d’appello aveva motivato l’aggravante non solo citando i numerosi precedenti penali dell’imputato, ma anche evidenziando la sua “stabile dedizione al delitto” e una “accentuata pericolosità sociale”, desumibile dalle reiterate evasioni dagli arresti domiciliari. Il ricorso, invece di contestare puntualmente questa articolata motivazione, non si è confrontato con essa, risultando anche in questo caso privo della necessaria specificità.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha rilevato che entrambi i motivi di ricorso erano fondati su argomenti che si risolvevano nella semplice riproposizione di quelli già puntualmente disattesi dalla corte di merito. Secondo i giudici, tali motivi devono considerarsi non specifici ma soltanto apparenti, poiché omettono di adempiere alla funzione essenziale di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso. Di conseguenza, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile. Questa decisione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: L’Importanza della Specificità nel Ricorso

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: la specificità dei motivi è un requisito non negoziabile. Un ricorso efficace non può essere un ‘copia e incolla’ degli atti precedenti. Deve, invece, analizzare criticamente la sentenza impugnata, individuare i vizi logici o giuridici e presentare una confutazione argomentata. In assenza di questo sforzo critico, il rischio di veder dichiarato il proprio ricorso inammissibile è estremamente elevato, con le conseguenti sanzioni economiche.

Per quale motivo principale un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi proposti sono una mera e “pedissequa reiterazione” di quelli già presentati e respinti nel giudizio di appello, omettendo di formulare una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata.

Come ha valutato la Corte la questione della recidiva nel caso specifico?
La Corte ha ritenuto il motivo sulla recidiva inammissibile perché non si confrontava con la motivazione della sentenza precedente, la quale aveva giustificato l’aggravante non solo sulla base dei precedenti penali, ma anche sulla “stabile dedizione al delitto” e sull’accentuata pericolosità sociale dell’imputato.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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