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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2191/2024, dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi proposti sono una mera ripetizione di quelli già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. La Corte ribadisce di non poter riesaminare i fatti, ma solo la legittimità della decisione, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Cassazione e il ricorso inammissibile: non si può chiedere un terzo grado di giudizio sui fatti

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso inammissibile è la sanzione per chi tenta di trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito. Quando i motivi di ricorso sono una semplice ripetizione di quanto già discusso e respinto in appello, la Corte non può fare altro che chiudere la porta a un’ulteriore valutazione.

Il caso in esame: un appello “copia e incolla”

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa da un tribunale. L’imputato ha presentato appello, ma la Corte d’Appello di Milano ha confermato la decisione di primo grado, respingendo le argomentazioni difensive. Non soddisfatto, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.

Tuttavia, l’atto presentato alla Suprema Corte si è rivelato essere una mera riproposizione delle stesse doglianze già sollevate e puntualmente disattese nel giudizio di appello. In particolare, il ricorrente contestava nuovamente la valutazione sull’attendibilità della persona offesa e l’analisi degli elementi di prova, sperando in una diversa lettura dei dati processuali.

La decisione della Corte sul ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, constatando che il ricorso manca dei requisiti minimi per essere esaminato. La Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per scoraggiare impugnazioni dilatorie o manifestamente infondate.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando principi consolidati. Innanzitutto, ha sottolineato che il ricorso era una “pedissequa reiterazione” dei motivi d’appello. Non venivano sollevate nuove questioni di diritto o vizi logici specifici della sentenza d’appello, ma si tentava di ottenere una riconsiderazione dei fatti.

In secondo luogo, la Cassazione ha ricordato il proprio ruolo di giudice di legittimità e non di merito. Come stabilito anche dalle Sezioni Unite, la Corte non può sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta dai giudici dei gradi precedenti. Il suo compito non è decidere se la ricostruzione dei fatti sia la migliore possibile, ma solo controllare se la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e conforme alla legge. Contestare la motivazione sulla base di una “diversa lettura dei dati processuali” è un’operazione non consentita in sede di legittimità.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

Questa ordinanza è un monito importante: il ricorso per Cassazione non è un terzo round dove si rigioca la partita dei fatti e delle prove. Per avere una possibilità di successo, il ricorso deve individuare specifici vizi di legge o palesi illogicità nella motivazione della sentenza di appello. Proporre un ricorso “fotocopia” di quello d’appello non solo è inutile, ma è anche controproducente, portando a una declaratoria di ricorso inammissibile e a una condanna a sanzioni pecuniarie. Per i professionisti legali, ciò sottolinea la necessità di redigere atti di impugnazione mirati, che si concentrino esclusivamente sui motivi ammessi dalla legge per il giudizio di legittimità.

Perché un ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Perché si è limitato a ripetere in modo pedissequo gli stessi motivi già presentati e respinti dalla Corte d’Appello, senza sollevare nuove e specifiche questioni di diritto o vizi della sentenza impugnata.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità. Il suo compito non è quello di rivalutare le prove o i fatti (giudizio di merito), ma solo di verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e motivato la loro decisione in modo logico.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità rende definitiva la sentenza impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, che in questo specifico caso è stata fissata in 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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