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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello. La decisione sottolinea la necessità di una critica argomentata alla sentenza impugnata, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Il caso evidenzia come la reiterazione pedissequa dei motivi porti a una declaratoria di inammissibilità.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Reiterazione dei Motivi d’Appello

L’esito di un processo non sempre si conclude con il grado di appello. Spesso, la parte soccombente tenta un’ultima via presentando ricorso alla Corte di Cassazione. Tuttavia, per essere esaminato, il ricorso deve possedere requisiti ben precisi. Un’ordinanza recente ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando ci si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte, senza muovere una critica specifica alla sentenza impugnata.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Roma con sentenza del 13 gennaio 2025, decideva di presentare ricorso per cassazione. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, contestando le conclusioni a cui erano giunti i giudici del merito.

Il caso giungeva quindi all’esame della Suprema Corte, la quale era chiamata a valutare, prima di ogni altra cosa, se il ricorso presentato possedesse i requisiti di ammissibilità previsti dalla legge.

L’Analisi della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il caso, ha rilevato una criticità decisiva: i motivi del ricorso non erano altro che una ‘pedissequa reiterazione’ di quelli già presentati e discussi nel giudizio di appello. In altre parole, il difensore si era limitato a riproporre le stesse identiche argomentazioni, che la Corte d’Appello aveva già esaminato e puntualmente respinto.

Secondo la Suprema Corte, un comportamento del genere svuota il ricorso della sua funzione tipica, che è quella di sottoporre al giudice di legittimità una ‘critica argomentata’ avverso la sentenza oggetto di impugnazione. Non basta dissentire dalla decisione; è necessario spiegare perché e dove i giudici del grado precedente hanno sbagliato nell’applicare la legge o nel costruire il loro ragionamento logico-giuridico.

Il Principio della Specificità dei Motivi

La Corte ha qualificato i motivi del ricorrente come ‘non specifici ma soltanto apparenti’. Questo significa che, sebbene formalmente presenti, essi erano privi della sostanza necessaria per innescare un vero controllo di legittimità. Citando un proprio precedente (Sez. 2, n. 42046 del 17/07/2019), la Cassazione ha ricordato che il ricorso deve assolvere a una funzione critica, non può essere una semplice riproposizione di doglianze già disattese.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione alla base della declaratoria di inammissibilità risiede nella natura stessa del giudizio di cassazione. La Suprema Corte non è un terzo grado di merito, cioè non riesamina i fatti per decidere chi ha torto o ragione. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Per consentire questo controllo, il ricorrente ha l’onere di indicare con precisione le violazioni di legge o i vizi logici, confrontandosi direttamente con le argomentazioni contenute nel provvedimento che intende contestare. Limitarsi a ripetere argomenti già valutati equivale a ignorare la motivazione della sentenza d’appello, rendendo impossibile per la Cassazione svolgere il proprio ruolo.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, l’ordinanza ha dichiarato inammissibile il ricorso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione costituisce un monito importante per gli operatori del diritto: la redazione di un ricorso per cassazione richiede uno sforzo argomentativo specifico e mirato. La semplice riproposizione dei motivi d’appello non solo è una strategia inefficace, ma comporta anche conseguenze economiche negative per l’assistito. È essenziale, quindi, strutturare l’atto di impugnazione come una critica puntuale e ragionata alla decisione che si contesta, pena l’inevitabile declaratoria di ricorso inammissibile.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice e acritica ripetizione di quelli già dedotti nel giudizio di appello e puntualmente respinti dalla corte di merito.

Cosa si intende per ‘critica argomentata’ in un ricorso per cassazione?
Per ‘critica argomentata’ si intende l’esposizione di motivi specifici che contestano direttamente le ragioni giuridiche e logiche della sentenza impugnata, anziché limitarsi a riproporre le stesse tesi difensive già esaminate e rigettate.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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