Ricorso Inammissibile: L’Analisi della Cassazione sui Motivi Manifestamente Infondati
Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, è fondamentale che i motivi addotti siano solidi e pertinenti. Un recente provvedimento, l’ordinanza n. 37273/2024, ci offre un chiaro esempio di come la Suprema Corte gestisce un ricorso inammissibile, delineando i confini tra una legittima critica alla sentenza impugnata e una serie di doglianze manifestamente infondate. Questa decisione ribadisce principi cruciali della procedura penale, evidenziando le conseguenze per chi intraprende un’azione legale senza reali presupposti.
I Fatti del Caso
Il caso nasce dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. L’appellante lamentava diversi aspetti della decisione di secondo grado, tra cui un presunto travisamento delle imputazioni, l’errata esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.), e un trattamento sanzionatorio ritenuto eccessivo, anche in relazione al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che nessuno dei motivi proposti fosse consentito dalla legge in sede di legittimità.
Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile
La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive, qualificandole come ‘manifestamente infondate’. L’analisi della Cassazione si è concentrata su tre aspetti principali.
Irrilevanza dell’Errore nell’Indicazione delle Imputazioni
Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse commesso un errore indicando in calce alla motivazione delle imputazioni relative a un altro procedimento. La Cassazione ha liquidato questa censura come irrilevante. Ha infatti chiarito che tale svista non ha avuto alcuna influenza sulla decisione finale, poiché la motivazione nel suo complesso era chiaramente e logicamente riferita all’imputazione corretta oggetto del giudizio.
La Genericità delle Censure sulla Pena e le Attenuanti
Un altro punto cardine del ricorso inammissibile riguardava il trattamento sanzionatorio. La difesa criticava la mancata concessione delle attenuanti generiche e il diniego della sostituzione della pena. La Suprema Corte ha osservato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata, giuridicamente corretta e non illogica. Aveva infatti specificato gli elementi ostativi al riconoscimento delle attenuanti (pag. 4 della sentenza d’appello) e aveva giustificato il diniego della sostituzione della pena con la genericità delle argomentazioni difensive sull’attività lavorativa del ricorrente (pag. 5).
La Corretta Valutazione sulla Particolare Tenuità del Fatto
Infine, per quanto riguarda la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., la Cassazione ha evidenziato come i giudici di merito avessero già vagliato e disatteso tale richiesta con argomenti corretti. La Corte d’Appello aveva infatti considerato il contesto delittuoso specifico in cui il reato era stato commesso per escludere la particolare tenuità del fatto, compiendo una valutazione di merito non sindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, adeguatamente motivata.
Le Conclusioni
L’ordinanza in esame è un monito importante: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio dove si possono riproporre le stesse questioni di fatto già esaminate e decise nei gradi di merito. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è necessario presentare censure che attengano a vizi di legittimità della sentenza (come violazioni di legge o vizi manifesti della motivazione), e non semplici critiche sulla valutazione delle prove o sulla commisurazione della pena, se queste sono supportate da un ragionamento logico e coerente da parte del giudice. La conseguenza di un ricorso infondato non è solo la conferma della condanna, ma anche un’ulteriore sanzione economica a carico del ricorrente.
Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità, ad esempio perché sono manifestamente infondati, ovvero palesemente privi di fondamento giuridico, o perché ripropongono questioni di merito già adeguatamente valutate dai giudici dei gradi precedenti.
Un errore materiale nella motivazione di una sentenza la rende automaticamente nulla?
No. Secondo questa ordinanza, un’erronea indicazione in calce alla motivazione (in questo caso, riferita ad altre imputazioni) è considerata irrilevante se non ha avuto alcuna influenza sulla decisione, la quale risulta chiaramente basata sull’imputazione corretta e discussa nel corpo della motivazione stessa.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, stabilita dal giudice, in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei necessari presupposti di legge.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 37273 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 37273 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 12/07/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 04/12/2023 della CORTE APPELLO di ANCONA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
Ritenuto che i motivi dedotti nel ricorso non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità, perché costituiti da doglianze manifestamente infondate (quanto al travisamento delle effettive imputazioni, la censura è irrilevante, in quanto l’erronea indicazione in calce alla motivazione di imputazioni di altro procedimento non ha avuto alcuna influenza sulla decisione, posto che la motivazione è chiaramente riferita alla imputazione corretta), da censure su profili di censura adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito (si vedano, in particolare, pag. 3-4 sulla esclusione della causa di non punibilità ex art. 131-bis cod. pen., dove la Corte di appello ha fatto riferimento anche al contesto – delittuoso – in cui il reato è stato commesso); da critiche sul trattamento sanzionatorio, benché la relativa motivazione risulti sorretta da ragionamento adeguato rispetto alle deduzioni difensive, giuridicamente corretto e non manifestamente illogico (cfr. pag. 4 dove la Corte di appello ha indicato gli elementi ostativi al riconoscimento delle attenuanti generiche, che venivano quindi ad assorbire e superare le deduzioni difensive; cfr. 5 sul diniego di sostituzione della pena, tenuto conto della genericità della memoria allegata in appello quanto all’attività lavorativa svolta dal ricorrente e degli assertivi rinvii della difes documentazione depositata in primo grado);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 12/07/2024.